
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Vecchie e nuove fragilità, il disagio sociale ed economico in provincia di Agrigento. Voci testimonianze e idee dai territori
Caritas ambrosiana provinciale, Cgil provinciale, Uil provinciale e vari ex sindaci
L’iniziativa ha l’obiettivo di ascoltare le voci dentro e, soprattutto fuori del PD della provincia di Agrigento, che sono impegnate nei diversi fronti del sociale. Dalle donne maltrattate alla solitudine degli anziani, dalla povertà economica alla povertà educativa, dalla difficoltà di integrazione dei disabili al lavoro nero dei migranti nelle nostre campagne.
Intendiamo promuovere un momento di confronto utile a comprendere fenomeni e le dinamiche presenti sul nostro territorio, ma soprattutto ad individuare proposte, strade percorribili di contrasto alle povertà, alle disuguaglianze e di sostegno alle fragilità.
L’Agorà, ove ce ne sia la necessità, potrà strutturarsi in sottogruppi per temi, in modo da potere elaborare delle proposte concrete che, riassunte, saranno inserite nella piattaforma del pd per essere valutate e approvate anche da altri livelli territoriali di Agorà fino a divenire il programma politico del Pd e del Centrosinistra.
Il luogo di questo evento può essere raggiunto all'indirizzo: 92100 Agrigento, Contrada Caos (Tra Villaseta e Porto Empedocle)
Sintesi dell'Agorà
Dopo la pre-Agorà di Palermo, quella di Agrigento è stata la prima Agorà in Sicilia. Abbiamo aperto le Agorà siciliane in una delle province più povere e periferiche d’Italia, proponendo un tema sociale e invitando alla partecipazione associazioni e operatori, liberi professionisti e giovani impegnati più fuori che dentro il PD.
Ha aperto l’evento Daniele Vella, responsabile regionale delle Agorà, spiegando obiettivi e struttura del percorso delle Agorà, precisando le opportunità di partecipazione e apertura offerto da questo nuovo format organizzativo e politico.
La discussione è proseguita con una serie di interventi di circa 5 minuti nei quali persone con esperienze e profili diversi hanno esaminato i numerosi aspetti della povertà e delle diseguaglianze nella provincia e nella regione.
Si è partiti dal disagio abitativo sottolineando come i dormitori sono un modello inefficace e superato, “appaltato” al privato sociale mentre dovrebbe essere il pubblico a prendersi cura dei poveri, promuovendo nuovi sistemi integrati di accoglienza, promuovendo politiche che favoriscano, da un lato il recupero del patrimonio immobiliare pubblico e dall’altro quello privato, attraverso la riqualificazione dei centri storici.
Si è discusso della marginalità degli anziani, emersa in modo drammatico con la pandemia, in una regione in cui, per effetto dell’emigrazioni, la popolazione è sempre più anziana e sola. Occorre combattere la povertà digitale anche fra gli anziani. Servono politiche sociali pubbliche che accompagnino questa fase della vita.
Per quanto riguarda la povertà alimentare si è denunciato il fatto che le mense sono solo della chiesa e non c’è nessun comune che predispone un servizio di sostegno alimentare anche valorizzando le varie raccolte alimentari, a partire dall’invenduto.
Si è esaminato il tema della povertà educativa che in Sicilia è più drammatica che altrove, con una differenziazione anche all’interno della stessa regione tra diversi territori. Da qui la necessità del tempo pieno anche in Sicilia ed una maggiore strutturazione informatica delle scuole e delle famiglie, ma anche la necessità di rendere le scuole centri di socializzazione anche fuori dall’orario scolastico. Ma non tutto può essere affidato alle scuole e quindi la proposta di politiche incentivanti per le istituzioni culturali.
Si è discusso a lungo della povertà lavorativa in una regione con il tasso di disoccupazione che è il doppio rispetto alla media nazionale. Dove è forte il ricorso a lavori precari, stagionali ed al lavoro nero che la pandemia ha fortemente ridimensionato, lasciando molte famiglie senza un reddito. Si è ribadita l’importanza che hanno avuto le misure di sostegno al reddito durante la pandemia, ma anche la necessità di migliorarle sia sotto il profilo degli aiuti che sotto quello delle politiche attive.
Si è esaminato il tema del lavoro nelle campagne, spesso con lo sfruttamento dei migranti e fenomeni di caporalato che, qualche volta, hanno comportato la morte di chi le ha denunciate. Anche su questo punto si è lodato l’intervento legislativo nazionale che, però, andrebbe accompagnato da una legge regionale che meglio si adatti a questo territorio.
Si è toccato anche il tema dei disabili in condizione di povertà ed in particolare di coloro che non possono sostenere i maggiori costi dei presidi ortopedici forniti dalle Asp secondo un nomenclatore tariffario fermo al 1999. Da qui la proposta di aggiornare il “nomenclatore” per consentire a tutti gli invalidi di avere presidi ortopedici fondamentali per la loro vita.
A proposito di disabili, è stato fatto notare come la campagna sul referendum per l’eutanasia legale ha visto una massiccia partecipazione di giovani anche nella nostra provincia. Segno evidente che il nostro partito non può ignorare un pezzo di nostro elettorato che è molto sensibile al tema dei diritti.
Si è passati alla discussione sulla condizione delle donne vittima di violenza e assistite in case di accoglienza ad indirizzo segreto. Qui il tema, da un lato delle rette per i comuni e dall’altro della necessità di percorsi di allontanamento dalla relazione violenta che possa approdare ad una emancipazione attraverso il lavoro. E’ emersa anche la necessità del potenziamento dei servizi sociali con l’impiego di psicologi nelle scuole a fini preventivi.
Infine si è discusso della L. 3/2012, la così detta “salva suicidi”. La questione del sovraindebitamento è sempre più attuale nella nostra società, a maggior ragione in tempo di pandemia. Alla legge è stato aggiunto l’importante istituto dell’esdebitazione dell’incapiente, consentendo a chi ne hai requisiti di ripartire da zero liberato dai debiti. Una norma importante ma poco conosciuta.
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