
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Attivare il Lavoro
Cgil, Cisl, Uil, Cna, Anmic
Competitività e sviluppo, lavoro buono e di qualità, innovazione e formazione sono le parole chiave del Partito Democratico e del Centrosinistra per riprogettare un futuro sostenibile e resiliente per i lavoratori e le imprese.
Attivare il lavoro significa dare benzina al motore della ripresa economica e sociale del Paese.
Lavoro buono e di qualità, competitività e sviluppo, innovazione e formazione sono le parole chiave per riprogettare un futuro sostenibile e resiliente per i lavoratori e le imprese. Perché non basta garantire buoni salari, dobbiamo costruire una nuova visione del rapporto tra occupazione, spazi lavorativi, nuove dimensioni di vita.
Nel corso dell'Agorà, quattro gruppi di lavoro si concentreranno su tematiche specifiche, con l'obiettivo di elaborare un set di proposte in capo a:
a) Politiche di genere e lavoro
• Dalla conciliazione al work-life balance: welfare e lavoro in una visione congiunti
• L’organizzazione del lavoro dopo la pandemia: smart working, spazi di coworking, flessibilità e partecipazione
b) Politiche attive del lavoro, imprese e attrattività dei territori
• La domanda dei giovani,
• la gestione delle transizioni,
• la domanda delle imprese ed il disallineamento formativo e informativo (Proposte per un maggior raccordo fra scuola e impresa, proposte per una transizione scuola lavoro che faciliti accesso al lavoro)
c) Organizzazione del lavoro, sicurezza sul lavoro, responsabilità sociale impresa
• Tecnologie e prevenzione degli incidenti,
• certificazione di responsabilità sociale
• un Garante per la sicurezza e l’ambiente
d) Inserimento lavorativo delle persone svantaggiate
• Reti per la gestione attiva dello svantaggio
• Sostegno e lavoro
• Nuove figure nell’organizzazione del lavoro e diversity
Sintesi dell'Agorà
L'Agorà si è svolta in Bergamo, presso la sede del Mutuo Soccorso. Dopo una breve introduzione del segretario provinciale e indicazioni di natura procedurale, i presenti si sono suddivisi in tre gruppi a cui sono state assegnate alcune tematiche rilevanti, in particolare; gruppo 1 - riforma mercato del lavoro, riforma ammortizzatori sociali; gruppo 2 - sicurezza sui luoghi di lavoro, politiche per la parità di genere; organizzazione e responsabilità sociale d'impresa; 3- inserimento al lavoro dei soggetti svantaggiati. In ognuno dei gruppi dopo una breve introduzione del coordinatore si è proceduto ad un primo giro di tavolo in cui ognuno dei partecipanti ha esposto il proprio punto di vista sulle priorità attinenti alla singola tematica e modalità per affrontarle. In via successiva il coordinatore, in dialogo con i partecipanti ha cercato di coagulare la discussione formulando alcune proposte operative. Al termine della discussione in gruppi (durata circa 1 ora e mezza), i partecipanti si sono riuniti in plenaria, in tale sede i coordinatori hanno relazionato sulla discussione e sottoposto al voto della plenaria le proposte formulate dai tavoli. Dalla discussione è emerso il particolare rilievo del tema della sicurezza sul lavoro, la necessità di incentivare forme di welfare aziendale anche nel contesto della condivisione dei tempi famiglia/lavoro ed infine l'esigenza di coordinare l'implementazione di politiche attive del lavoro che siano aderenti alle peculiarità delle realtà territoriali.
Segnala un problema
Questo contenuto è inappropriato? Facci sapere perché
Dettagli commento
Stai vedendo un singolo commento
Puoi controllare il resto dei commenti qui.
Giorgio hai ragione, la conclusione, mi rendo conto, risulta ermetica.
Penso esista un nodo poco sviluppato, relativo al rapporto tra democrazia nei singoli Stati e logica capitalista a livello mondiale che, in particolare nel settore economico e nel mercato del lavoro, limita molto l'esercizio della sovranità democratica (le buone intenzioni).
Non si può ridurre l'orario di lavoro a parità di retribuzione, per aumentare l'occupazione ,se non a livello quantomeno europeo, altrimenti perdi in termini di produttività e perdi capacità di esportare; non hai quasi potere rispetto a una singola azienda che delocalizza, perché il diritto alla mobilità dei capitali prevale a livello internazionale; non sei libero di applicare la tassazione sugli utili come ritieni giusto, altrimenti trovi altri Stati che offrono condizioni migliori. Potrei continuare.
Intendevo dire che senza una strategia in grado di governare l'economia, secondo una volontà democratica mondiale o quantomeno europea, puoi fare riforme, ma dentro vincoli dettati dalla necessità di non perdere competitività rispetto agli altri Stati.
Dunque sarebbero più efficaci strategie politiche tese a unificare il fisco a livello europeo, a normare regole e diritti del mercato del lavoro a livello europeo, ecc.
Anche se non credo sia una soluzione, una persona seria come Stefano Fassina, pone da tempo il problema di come garantire una effettiva sovranità democratica in ogni Stato a tutela dei lavoratori e dei cittadini in generale.
In sostanza se non riprendiamo una visione internazionalista, avremo difficoltà a difendere un "welfare state", anche democraticamente maggioritario in un singolo Stato, senza governare l'economia a livello sovra nazionale..
Volevo in sostanza porre in evidenza un tema e non svalutare le opinioni altrui.
Un saluto fraterno
Furio
Sto caricando i commenti ...