
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Reddito alimentare
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Il Reddito alimentare è uno strumento basato sulla legge antispreco del 2016. Si tratta di un’infrastruttura digitale e normativa che mette in diretto contatto la domanda di generi alimentari dei cittadini in emergenza alimentare con l’offerta dei supermercati che si trovano costretti, ogni giorno, a dover buttare centinaia di tonnellate di prodotti alimentari. Si sostanzia in una tessera in tutto e per tutto simile ad una prepagata - e assolutamente non identificabile con una “tessera per indigenti” – che prevede di riconoscere ai cittadini a rischio emergenza alimentare non del denaro, ma il diritto ad accedere, mensilmente, a prodotti alimentari di prima necessità equivalenti ad una cifra di 400 euro circa, appunto ottenibili dentro i supermercati aderenti all’iniziativa su scala nazionale. Il meccanismo, come accennato, non si basa su accantonamenti ad hoc, né su rimanenze, prodotti buoni ma “di scarto” che il supermercato mette da parte. Si basa sui prodotti alimentari spesso anche freschi che i supermercati non riescono a vendere perché comprati in eccedenza e che dovrebbero buttare a fine giornata. Perché nonostante infatti la legge antispreco del 2016 garantisca benefici fiscali in caso di donazioni, incentivando il fenomeno, essi non riescono a donare tutte le eccedenze, perché gli enti con i mezzi per venire a ritirare i prodotti alimentari sono pochi. Ragione per la quale tantissimo cibo viene buttato. In più, tante persone in emergenza si vergognano ad andare alle mense degli enti del terzo settore, quindi si riduce ulteriormente l’efficacia del contrasto al fenomeno della fame. Con il Reddito alimentare il supermercato non deve invece far niente se non aggiornare dei dati sulla app fornita dallo Stato sulle eccedenze (esempio: quanto pane è disponibile, quanto latte, quanta carne ecc.). Il beneficiario, sempre attraverso la app, trova i supermercati va lì e “paga” (tra virgolette perché, ripetiamo, non sono soldi) con la card. In questo meccanismo, il supermercato ci guadagna perché ciò che dona e che altrimenti dovrebbe buttare gli garantisce una serie di benefici fiscali. E il beneficiario riesce a fare una spesa senza l’umano imbarazzo di dover dichiarare, esplicitamente o implicitamente, la propria condizione di indigenza. Lo strumento, così delineato, non determina costi di sostenimento eccessivi per lo Stato, a cui va l’onere della realizzazione e la supervisione dell’infrastruttura digitale (la app) e l’adeguamento della normativa. C’è altresì il tema della riduzione del gettito fiscale a causa delle donazioni fatte dai supermercati, ma in realtà già oggi è così perché tali benefici sono garantiti dalla legge antispreco del 2016. Inoltre un minore spreco di generi alimentari comporta una riduzione di altre spese da parte dello Stato (smaltire migliaia di tonnellate di cibo ha costi enormi).
Sintesi dell'Agorà
Nel corso dell'agorà ho risposto alle domande dei partecipanti sullo strumento "Reddito alimentare". Ci sono stati diversi spunti di integrazione, idee e possibili sviluppi. Una discussione interessante ed esplorativa sullo strumento in sé e sulle dinamiche dello spreco alimentare in Italia.
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Conversazioni con Ada Toso
Si dovrebbe fare una distinzione tra data di consumo e data di vendita. Se il supermercato può non vendere più un certo prodotto per scadenza della data di vendita ma è ancora valido per il consumo così si può indirizzare verso altri usi come verso chi non può spendere.
D'accordissimo
Ciao, è una proposta molto interessante ma penso che vada contestualizzata meglio rispetto alle norme già in vigore. Ad oggi in Italia esistono già due sistemi per alcuni aspetti diversi: la data di scadenza (il famoso "consumare entro") e il termine minimo di conservazione (il famoso "consumare preferibilmente entro"). La data di scadenza è obbligatoria e applicata solo su alcuni tipi di alimenti: la troviamo solo nei prodotti facilmente deperibili come il latte e i prodotti lattieri e caseari freschi, la pasta fresca, le carni fresche ecc. Solo per inciso, il termine minimo di conservazione (applicato ad esempio sull'olio) non è una "data di scadenza" per il semplice fatto che il prodotto sui quali è indicato NON scade (cioè non diventa dannoso) ma piuttosto al termine della data indicata comincia a perdere in qualità.
E' importante specificarlo perché non esiste una "scadenza della data di vendita", semplicemente un supermercato non potrebbe mai vendere un prodotto oltre la data di scadenza perchè sarebbe nocivo per il cliente e non venderebbe mai un prodotto oltre il tmc perchè sarebbe un prodotto difettoso (ad esempio, l'olio sarebbe rancido).
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