
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Quale Fotovoltaico per la transizione energetica
Legambiente, Italia Solare, circolo PD di Tavagnacco (UD) e circolo PD Udine 2
In questa Agorà ci proponiamo di discutere su come dare una decisa accelerazione alla produzione di FER attraverso il fotovoltaico, che è ormai una tecnologia matura, in molti casi economicamente conveniente, e soprattutto è il nostro migliore alleato nella lotta contro il cambiamento climatico ormai in atto. Il recente piano del ministro Cingolani riconosce la necessità di produrre circa 650 TWh all’anno da fonti rinnovabili nel 2050, ma prevede solo 60 GW di nuove FER al 2030, di cui circa 42 di fotovoltaico. Noi crediamo che sia troppo poco, e che sia necessario fare molto di più, anche stabilendo obbiettivi vincolanti per ciascuna Regione, nell’ambito della propria programmazione territoriale, per quanto riguarda le nuove installazioni. Prioritariamente il nuovo fotovoltaico andrà installato sui tetti delle abitazioni e delle industrie, e nell’ambito delle Comunità energetiche; ma occorre incentivarlo di più, anche semplificando le procedure autorizzative e burocratiche. Tuttavia, considerata la dimensione della transizione energetica che sarà necessaria di qui al 2050, questo non basterà. Bisognerà quindi pensare anche ad impianti a terra sfruttando terreni agricoli improduttivi, marginali e che non alterino il paesaggio. Purtroppo rischiamo in questo senso un “effetto nimby” da parte di ambientalisti che considerano il fotovoltaico quasi come un nemico dell’ambiente, mentre invece è il nostro principale alleato per prevenire effetti irreversibili a danno dell’ambiente, della biodiversità, dell’agricoltura e del paesaggio stesso; e di amministratori timorosi di prendersi responsabilità. Bisogna superare queste resistenze facendo da un lato corretta informazione, e dall’altro adottando e migliorando le nuove proposte per rendere il fotovoltaico sempre più compatibile con l'ambiente e il paesaggio, con sistemi già sperimentati all’estero e anche in Italia, ad esempio il cosiddetto “Agrivoltaico” (come proposto anni fa da Legambiente), e vincolandoli a interventi attivi di riqualificazione ambientale, ad esempio riforestazione e inserimento nei “corridoi ecologici” per preservare la fauna e la biodiversità. Ad esempio, parchi fotovoltaici sollevati da terra e inerbiti possono costituire piccole “oasi” per le api e la piccola fauna (assai meglio delle stesse superfici agricole coltivate). Le proposte (che saranno comunque discusse e messe a punto durante l’Agorà) sono: - attuare un piano di transizione ecologica più coraggioso, con una maggiore diffusione delle FER; - realizzare una pianificazione degli impianti attraverso quote ripartite fra le Regioni e accordi a livello locale come i Piani energetici intercomunali; - per tutti gli impianti a terra, migliorare i requisiti di compatibilità ambientale e abbinarli con una difesa attiva degli ecosistemi; inoltre, puntare sull'agrivoltaico integrato nell'azienda, fino a una certa quota della superficie aziendale.
Sintesi dell'Agorà
L’agorà si è svolta regolarmente ed ha avuto 27 partecipanti. Tutte/i si sono dette/i convinte/i della necessità di dare una decisa accelerazione alla produzione di fonti energetiche rinnovabili per fermare il riscaldamento globale e il cambiamento climatico ormai già in atto, come si vede dalla sempre maggiore frequenza di eventi estremi (piogge, siccità, incendi boschivi, notti “tropicali” ecc.). Dato che molte parti d’Italia hanno risorse eoliche limitate, occorrerà puntare soprattutto sul fotovoltaico, che è ormai una tecnologia matura e in molti casi già economicamente conveniente rispetto alle fonti fossili. Occorre fissare obbiettivi più ambiziosi rispetto agli attuali piani del governo Draghi, e inoltre prevedere l’adeguamento della rete elettrica e pianificare i sistemi di accumulo, prevalentemente basati sull’”idrogeno verde”. Ci si è trovati d’accordo anche sulle priorità: il nuovo fotovoltaico andrà installato prioritariamente sui tetti delle abitazioni e delle industrie, e nell’ambito delle Comunità energetiche; tuttavia, considerata la dimensione della transizione energetica che sarà necessaria di qui al 2050, questo non basterà. Bisognerà quindi pensare anche ad impianti a terra sfruttando terreni agricoli improduttivi, marginali e che non alterino il paesaggio. È perciò indispensabile superare le numerose resistenze alle nuove installazioni da parte sia di gruppi di pressione sia di alcune Regioni, sia facendo maggiore informazione (la maggior parte delle persone non si rendono conto delle dimensioni del cambiamento climatico e della Transizione energetica necessaria), sia pianificando i nuovi impianti di fonti attraverso quote ripartite fra le Regioni, con un sistema analogo al “burden sharing” già applicato dall’Unione Europea.
Sarebbe utile anche la costituzione, da parte di ogni Regione, di una banca delle aree disponibili (zone industriali, scali ferroviari, parcheggi, zone militari, ecc.) su cui orientare gli investitori. Deve valere il principio della responsabilità condivisa tra le Regioni di produrre in proprio l'energia consumata; deve essere chiaro che ogni Regione deve produrre quanto consuma salvo quelle compensazioni o scambi che fossero necessari a sostenere l'equilibrio del sistema elettrico. Alcuni partecipanti hanno espresso preoccupazioni per l’impatto visivo degli impianti fotovoltaici a terra, ma la maggioranza ha ritenuto che siano comunque necessari, manifestando anche una decisa contrarietà ad alternative come gli impianti nucleari a fissione; ma che d’altra parte devono essere realizzati nel rispetto dell’ambiente e minimizzando o mitigando gli impatti sul paesaggio.
Si è proposto anche di progettare il fotovoltaico come infrastruttura di collegamento fra i territori abbinata a interventi attivi di riqualificazione ambientale, ad esempio riforestazione e inserimento nei “corridoi ecologici” per preservare la fauna e la biodiversità. Si è parlato inoltre della necessità di: rimuovere gli ostacoli di natura legislativa e burocratica che frenano le installazioni di impianti a fonti energetiche rinnovabili, senza però allentare ma rafforzando i controlli; costituire le Comunità Energetiche per l’Autonomia energetica; di Agrivoltaico come forma di coesistenza fra la produzione di energia e l’attività agricola; di risparmio energetico, inteso non come “decrescita” ma come razionalizzazione dei consumi attraverso il miglioramento dell’efficienza energetica. Tutte le proposte sono state approvate all’unanimità.
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