
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Smart Working , da soluzione emergenziale a nuova organizzazione del lavoro
Amministrazioni, aziende, sindacati
Una riflessione sul futuro dello Smart Working dopo la pandemia.
Evento organizzato da Marianna Madia
Sintesi dell'Agorà
L’accelerazione dello smart working si è avuta in concomitanza con lo stato di emergenza dovuto alla pandemia, e ha determinato un forte impatto sociale in diversi ambiti. Come forze politiche riformiste e progressiste, dobbiamo avere la consapevolezza che lo smart working è molto di più di una modalità di lavoro che, in fase emergenziale, ha permesso al Paese di non fermarsi. E' una nuova frontiera del cambiamento e ci dobbiamo fare carico di questo. Lo smart working va incentivato, semplificato, regolato in tutti i suoi aspetti anche con una sapiente contrattazione; vanno potenziati gli strumenti tecnologici dei lavoratori e la banda ultralarga. Tutti argomenti questi che ci portano a parlare dei rinnovi contrattuali, della mancanza di infrastrutture, della formazione digitale, del diritto a internet e del diritto alla disconnessione, così come dei processi organizzativi. Dobbiamo inoltre dare una visione della sostenibilità sociale, ambientale ed economica legata allo smart working.
Occorre uscire dalla modalità emergenziale di questi ultimi due anni, non per tornare al mondo di prima, bensì per portare il tema dello smart working – facendolo tornare alla sua vera natura – a un livello diverso: una modalità di lavoro stabile. A tutte e tutti è stato evidente di come il lavoro da remoto sia stata una rivoluzione per l’Italia e di come abbia contribuito a quella che si può chiamare ‘rivoluzione digitale’. Oggi siamo chiamati a comprendere come lo smart working possa contribuire a cambiare le città e anche a lavorare e riflettere sulle nuove modalità di organizzazione del lavoro che presuppongono una diversa cultura dei risultati. Accelerare e accompagnare lo smart working nei lavori che lo consentono, nella PA e nelle aziende private, come politica pubblica per agevolare una ripresa economica, sociale ed ambientale sostenibile nel tempo. Lo smart working ha portato nuovi equilibri di vita e lavoro. Soffermiamoci, per fare un esempio, sui temi della mobilità urbana (con effetti conseguenti su traffico e inquinamento). Pensiamo ai pendolari che si muovono con i mezzi pubblici: in una grande città come Roma per fare 25 km si possono impiegare dalle due alle tre ore e mezza per recarsi al luogo di lavoro da casa (dalle quattro alle sette ore ogni giorno per andare e tornare). Lo smart working ha permesso e permette ai pendolari di riappropriarsi di tempo e di una migliore qualità della vita. Per quanto riguarda i luoghi e gli spazi dobbiamo passare dallo smartworking al nearworking.
Luoghi terzi rispetto all’abituale ufficio o al confinamento domestico, in spazi attrezzati del territorio individuati in sedi decentrate, come possono essere i grandi quartieri delle città metropolitana: spazi di co-working selezionati. Prendere ad esempio il Comune di Milano che ha dato avvio a questa nuova modalità di vivere la città. Grazie allo smart working i cosiddetti quartieri dormitorio si sono rivitalizzati, le periferie si sono animate, le persone hanno cominciato a conoscersi e a vivere il proprio quartiere. I grandi agglomerati, i grandi palazzoni grigi, hanno cominciato a essere comunità. Inoltre, lo smart working ha indubbiamente premiato le piccole attività di quartiere, i negozi di prossimità. Oltre alle periferie economicamente ne hanno giovato anche i piccoli borghi che non si sono svuotati e spopolati durante il giorno per popolare le città. Puntare su un innovativo rinnovo dei contratti pubblici che punti ad accelerare la transizione a regime allo smart working nella PA, non come confinamento obbligatorio a casa ma come patto di libertà tra datore di lavoro e lavoratore che tenga insieme la flessibilità che oggi la tecnologia offre con il rispetto e la tutela del lavoratore e il miglioramento della produttività e dunque dei servizi ai cittadini.
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