
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Politiche e strumenti per una democrazia “emancipante” nell’attuale contesto economico, sociale e digitale
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I Parlamenti e più in generale le istituzioni rappresentative del pluralismo vivono, da tempo, una stagione difficile. Faticano a rappresentare e faticano a governare e, in particolare, faticano a promuovere uno sviluppo emancipante e inclusivo che assicuri uguaglianza di opportunità e uguaglianza di accesso ai beni essenziali. E’ cresciuto nel Paese, insieme alla paura e all’insicurezza economica, un sentimento di sfiducia nelle istituzioni democratiche, nella mediazione politica e nei corpi intermedi; un sentimento di sfiducia che ha assunto, in alcuni momenti, specie negli anni che hanno preceduto la pandemia, l’intensità e la forma di una vera e propria “contrapposizione” tra il popolo e il “Palazzo”.
Il bivio che abbiamo di fronte per affrontare e cercare di risolvere questo serio problema, che rischia di minare alle fondamenta l’intero assetto democratico costituzionale, potrebbe essere così sintetizzato: “abbattere il Palazzo”, superare la sua centralità, esasperando la contrapposizione; oppure, riformare il “Palazzo” e, al contempo, riformare l’organizzazione sociale della partecipazione politica.
Detto in altri termini: possiamo imboccare la strada di una progressiva extra-parlamentarizzazione dei processi partecipativi e decisionali, dando vita a istituti giuridici alternativi e autonomi da quelli imperniati sulla rappresentanza politica e sul protagonismo dei partiti e dei corpi intermedi, teorizzando che il popolo non abbia bisogno di alcun “Palazzo” o che la democrazia rappresentativa non abbia più ragione d’essere nella modernità e nel quadro dell’attuale contesto tecnologico e comunicativo; oppure, al contrario - muovendo dalla convinzione che non sia possibile preservare le condizioni del pluralismo e della partecipazione critica e attiva se non vi è mediazione organizzata, rappresentanza generale e Assemblee legislative - imboccare la strada dell’impegno per ridurre la contrapposizione e la distanza, cercando, da un lato, di rendere le istituzioni della democrazia rappresentativa più capaci di coinvolgere, di rappresentare, di decidere e, quindi, di governare i processi economici e sociali; e, dall’altro, cercando di offrire ai cittadini nuovi e ulteriori strumenti di partecipazione e di esercizio dei loro diritti politici e delle loro responsabilità.
La presente agorà intende muoversi in questa seconda prospettiva, cercando innanzitutto di mettere a fuoco i presupposti materiali, culturali e istituzionali di una effettiva partecipazione (critica e riflessiva) all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese nell’attuale contesto, caratterizzato (altresì) da una profonda e pervasiva innovazione digitale che incide su ogni aspetto della nostra vita individuale e relazionale, e dunque sugli stessi processi partecipativi e di costruzione del consenso.
Nel quadro di una più generale riflessione sulla democrazia che vorremmo realizzare, occorrerà perciò dedicare una particolare attenzione alle potenzialità e ai limiti di tale innovazione, ovvero, più precisamente, alla definizione delle condizioni di un suo utilizzo virtuoso e coerente con i principi di una democrazia “emancipante”, di una democrazia cioè capace di mantenere le promesse dell’uguaglianza (nel rispetto delle diversità) e del “pieno sviluppo della persona umana”.
Se sarai presente a Torino ti preghiamo di arrivare con almeno 15 minuti di anticipo all’evento, così da facilitare le operazioni di controllo dell’avvenuta registrazione alla piattaforma e all’evento.
Agorà organizzata da Andrea Giorgis
Sintesi dell'Agorà
E’ stata un’Agorà molto partecipata, sia in presenza, sia da remoto.
Gli interventi sono stati numerosi e hanno confermato l’importanza del tema e l’urgenza di ricostruire un rapporto di fiducia nelle istituzioni rappresentative del pluralismo, senza cedere alle sirene della demagogia e della disintermediazione.
Coloro che hanno preso la parola (o inviato un contributo) hanno infatti messo in luce come la soluzione al problema della “crisi della democrazia”, del crescente astensionismo e della perdita di capacità di governo delle istituzioni politiche, non possa essere trovata in un modello di democrazia di investitura caratterizzato dalla progressiva marginalizzazione dei partiti e dall’irrigidimento delle dinamiche parlamentari confinate a una sorta di attività “esecutiva”; né possa essere trovata nella mera predisposizione di forme di partecipazione digitale “autonome” e “alternative” a quelle imperniate sulla rappresentanza politica.
Le scorciatoie “referendarie”, così come quelle populiste o plebiscitarie possono dare l’impressione di sopperire alle difficoltà della partecipazione e della frammentazione politica, ma alla fine rischiano di essere incapaci di preservare le condizioni del pluralismo e soprattutto di conferire alle istituzioni politiche quella forza e quella legittimazione di cui necessitano per mantenere le promesse dell’uguaglianza e della crescita che non lascia indietro nessuno.
Dal confronto è emersa la convinzione che sia preferibile, per il nostro Paese, rimanere nel solco della forma di governo parlamentare e predisporre un coraggioso e articolato piano di infrastrutturazione democratica incentrato sul protagonismo dei corpi intermedi e sulle potenzialità dell’innovazione digitale.
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