
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Democrazia economica e partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori all'organizzazione aziendale
Cgil (Pagano, segretario regionale), il municipio 9 di Milano (assessore al lavoro Mirko Mazzali), Paola Bocci, Consigliera Regionale Pd. Hanno contribuito all'evento anche il porfessor Pietro Ichino, assente per malattia e Claudio Martelli, neo direttore dall'Avanti! per un problema di collegamento internet
L’articolo 46 della nostra Costituzione afferma in modo solenne che: La Repubblica, ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, riconosce il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende. Tuttavia la legislazione e i processi culturali che si sono sedimentati ormai da secoli hanno di fatto costruito in Italia un sistema di relazioni imprenditore/forza lavoro, basato troppo spesso su una contrapposizione antitetica che non aiuta l’impresa stessa e coloro che ne fanno parte.
Ciò contribuisce nel tempo ad aumentare pericolosamente le disuguaglianze sociali, peggiora le condizioni di lavoro. L’impresa stessa, oggi, è dentro un modello prevalentemente gerarchico che ne frena la competitività. In questo quadro descritto sinteticamente, l’agorà per la democrazia economica e la partecipazione della forza lavoro nell’organizzazione e gestione delle imprese si propone di promuovere attraverso una riforma complessiva, un nuovo modello aziendale e quindi sociale, che deve tendere ad armonizzare il rapporto tra risorse umane e imprenditori, basato su quattro assi principali: 1. la partecipazione organizzativa, per una maggiore condivisione delle scelte di gestione per la crescita e la visione del futuro dell’impresa: in tutti i consigli di amministrazione e nelle aziende con più di 15 dipendenti deve essere presente una rappresentanza della forza lavoro, equilibrata nel genere (anche per verificare l’effettiva applicazione del principio della parità retributiva), affinché vi sia una connessione continua, uno scambio costruttivo di idee, insomma: un “tavolo permanente di risoluzione dei conflitti”. Ciò porta anche: 2. Una maggiore informazione e consultazione tra management e personale. Non si deve più assistere a delocalizzazioni speculative e chiusure aziendali che vedono le lavoratrici e i lavoratori inermi e all’oscuro di tutto, nonostante siano un pilastro dell’azienda e possono dare un contributo di idee, di progettualità, di crescita competitiva che solo il capitale umano può dare.
È quindi opportuno promuovere: 3. La partecipazione economica, ovvero è necessario che una parte extra del salario dei dipendenti viene collegata in maniera variabile all’andamento economico dell’azienda, per rimpolpare i salari che derivano dai contratti collettivi nazionali. Ciò produrrebbe notevoli vantaggi (e anche qualche possibile svantaggio?) nel campo della coesione e della giustizia sociale: più uguaglianza e più merito. Lavoro e impresa che giocano per la stessa squadra contribuendo al benessere comune, in cui lo spirito di collaborazione è il nucleo stesso, il vero motore del cambiamento, ponendo così un freno alle diseguaglianze crescenti create da una società sempre più polarizzata. Rimettere la persona al centro è significa concretamente creare dei luoghi di lavoro che contribuiscono realmente alla crescita di tutti. Sono troppo poche le aziende che ripartiscono una parte degli utili ai propri dipendenti e fanno anche scalpore sui giornali. Nei paesi UE avanzati questa è una normalità. Dobbiamo azzerare il gap. Ultimo punto: come ha ben detto il nostro segretario nel marzo del 2021, bisogna andare verso: 4. la partecipazione finanziaria nella quale si prevede l’azionariato dei dipendenti per fare in modo che anche finanziariamente le aziende tendano a diventare una proprietà più condivisa. Anche così ci combatte la disuguaglianza, si responsabilizza il lavoratore e l’imprenditore. Costruiamo insieme una società più giusta, che tende all’armonia e non al conflitto, partendo dai luoghi di lavoro.
Sintesi dell'Agorà
Il 14 Dicembre al Circolo Pd Gino Giugni di Milano si è svolto un dibattito sul tema: Democrazia economica e partecipazione della forza lavoro all’organizzazione aziendale. Sinteticamente, Le tematiche affrontate, hanno riguardato: l'articolo 46 della costituzione, rimasto inapplicato, che prevede la possibilità per i lavoratori di collaborare alla gestione aziendale; la necessità di una riforma della rappresentanza sindacale, il ruolo degli enti locali nel promuovere una maggiore partecipazione. Una sessione dell'agorà è stata dedicata al ruolo delle donne e al possibile utilizzo delle quote in una legge quadro di riforma della partecipazione dei lavoratori. Ultimi punti affrontati: il processo di riforma può partire dal basso oppure in Parlamento; è necessario uno sforzo collettivo di conoscenza e di informazione che partendo dal basso deve pervadere la società. E' necessario infine costituire un gruppo di lavoro per promuovere le proposte dell'agorà.
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10 commenti
Conversazioni con Gianfranco Parola
Aggiungerei anche che si sta andando sempre più verso un'organizzazione orizzontale dell'impresa
In che senso?
Nel senso che il sapere è talmente parcellizato che il divario culturale tra un manager ed un impiegato od in alcuni casi un operaio non è più così largo come 20 anni fa
Concordo che il divario culturale fra manager ed impiegato/ operaio si sta assottigliando a mio parere per effetto della forte richiesta di un lavoro stabile, qualunque sia, oltre il precariato che rappresenta l'80% dell'incremento del lavoro post pandemico in Italia. Questo però non ha nulla a che vedere con l'organizzazione aziendale che, a mio parere, rimane stabilmente gerarchizzata. Anzi credo che negli ultimi 30 anni sia addirittura aumentata per effetto della riduzione della rappresentanza sindacale di base (i consigli di fabbrica) che agivano da riduzione delle libertà gerarchiche.
Conversazioni con Alberto Anzalone
Per fare sintesi nonostante diminuisce il divario culturale aumenta la gerarchizzazione e conseguentemente aumentano anche le disuguaglianze?
perfetto!
La partecipazione dei lavoratori agli obbiettivi aziendali è un elemento fondamentale di successo.
Non bisogna fare confusione. Le attività economiche hanno bisogno di produttività ed efficienza.
Spesso, i bisogno dei lavoratori non coincidono con quelli dell'azienda, salvo che nei casi di crisi.
E' importante ripensare ai sistemi di rappresentanza inserendo incentivi significativi su obbiettivi semplici e chiari.
Io comincerei dalle imprese pubbliche e a partecipazion
scusate riprendo il commento:
e a partecipazione pubblica con formazione di un consiglio eletto da tutti i lavoratori (sindacalizzati e non) con il compito di intervenire sulle scelte dell'impresa con una consistente rappresentanza nel consiglio di amministrazione. Perché Aziende pubbliche o partecipate? Perche sono economicamente sostenute dallo stato e quindi da noi tutti. Naturalmente tutti ciò non può avvenire spontaneamente ma deve essere sostenuto da soecifiche leggi e norme.
Credo che la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa possa utilmente inserirsi nell'ambito di una più ampia visione sul ruolo dell'impresa nella società e sulla composizione degli assetti proprietari. Ho trattato questi temi in una mia piccola pubblicazione : "Stakeholder Company: una proposta" . Chi fosse interessato ad approfondire l'argomento può trovarla su IBS.it o su lafeltrinelli.it o su ilmiolibro.it.
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