
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Dalla parte dei diritti
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L’Agorà su “Diritti e Pari Opportunità” intende rimettere al centro tutte le questioni umane, civili e sociali che, soprattutto negli ultimi anni, non hanno trovato abbastanza spazio e rappresentanza nella scena politica istituzionale.
Partecipare a questa Agorà significa non solo difendere l’autodeterminazione di tutte, tutti e tutt*, con estrema attenzione alle sensibilità di ognuno a partire dalle minoranze, ma soprattutto iniziare dal basso quel cambiamento progressista che al Partito Democratico viene richiesto da tempo, con coraggio e convinzione.
Con noi ci saranno: Enrico Letta, Iacopo Melio, Cathy La Torre, Marco Cappato e Lorenzo Tosa
ID riunione: 895 5482 3621 Passcode: 288234
Sintesi dell'Agorà
La prima Agorà su "Diritti e Pari Opportunità" ha visto, nella fase introduttiva, gli interventi del Segretario Letta e del Consigliere Regionale della Toscana Iacopo Melio, con la moderazione di Diego Blasi. A seguire, gli interventi di Marco Cappato e di Lorenzo Tosa hanno trattato, rispettivamente, i temi di eutanasia e cannabis legale, e della mascolinità tossica nella comunicazione dei mass media. Dopo questa prima fase, si è passati all'Agorà vera e propria con gli interventi di oltre 100 partecipanti.
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Conversazioni con FURIO CECCHETTI
Condivido l’obiettivo, ma sul problema dei diritti, è necessario affrontare il tema generale della loro effettiva difesa.
Dal 1948 esiste la carta dei diritti umani universali (approvata praticamente da tutti gli Stati dell’Assemblea Onu, cioè pochissimo meno di tutto il mondo); se ne contano circa 50 e sarebbe interessante una ricognizione, dal 1948 a oggi, per verificare in quanti luoghi e quanto spesso, siano stati violati senza una loro efficace difesa (da ultimo si può osservare quanto accade in Afghanistan).
Noi trasformiamo in legge un elenco infinito di puntuali diritti individuali, per poi non essere in grado di farli rispettare in Italia (compreso il diritto alla sicurezza sul lavoro) e fuori.
È impensabile volere un adeguamento dei comportamenti diffusi alle regole dell’ordinamento giuridico, se tali regole non si trasformano in senso comune, in costume di massa: diversamente servirebbero apparati di prevenzione e repressione giganteschi. Lo stiamo vedendo in relazione all’estensione del green pass o dell’obbligo vaccinale.
Sul problema dei diritti bisognerebbe almeno partire dall’elaborazione di un profilo più preciso e condiviso di cosa significa essere laici. Con l’attuale Papa ci possono essere molti punti in comune, ma sarebbe bene che insieme alla “visione del mondo” contenuta nelle Encicliche, ce ne fosse anche una laica di pari livello, perché dovremo affrontare sempre più temi eticamente sensibili.
Poi fare un minimo di analisi sulle ragioni oggettive, strutturali, che rendono molti diritti solennemente dichiarati e diffusamente offesi.
Riuscire ad elaborare una riforma organica di tutta la filiera della formazione (scuola professionale compresa), in grado di formare non solo professioni, ma anche cittadinanza.
Darsi delle priorità, perché se è vero che è sempre più difficile separare i diritti civili da quelli economici - sociali, permane il fatto che sotto un certo livello di benessere, i diritti civili sono percepiti come un secondario lusso, rispetto a quelli economici – sociali e che il numero di individui interessati ai diritti economici – sociali, sono ancora di gran lunga prevalenti.
Se le leggi diventano grida manzoniane, non solo non si raggiunge l’obiettivo, ma si ottiene il risultato contrario, la sfiducia nelle istituzioni e nella loro capacità di trasformare i propositi in realtà effettuale.
La legge diventa una buona intenzione formalizzata e la realtà una contraria pratica di fatto. Si provi a leggere il primo comma dell’art. 36 della nostra Costituzione e poi vedere come procede la realtà da tre quarti di secolo (l’età attuale della nostra Costituzione).
Pertanto, concorda sull’obiettivo, ma se non andiamo più in profondità sul problema dei diritti, rischiamo di non vedere le vere cause della loro scarsa difesa e di non individuare il vero ostacolo da rimuovere.
Sono d'accordo! Aggiungerei che a fianco della necessità che una cultura dei diritti sia fatta propria dalla collettività, direi che dobbiamo anche far crescere una cultura dei doveri e lo sviluppo della cultura della collaborazione di ogni cittadino nei confronti della collettività che dovrebbe cancellare atteggiamenti indifferenti od omertosi nei confronti di quelli che ostacolano l'esercizio dei diritti degli altri.
aggiungerei anche che dovremmo avere maggiore contezza dei doveri di tutti e non sottovalutare o rimanere indifferenti al mancato rispetto delle leggi da parte dei trasgressivi. Gli evasori fiscali, non sono dei furbetti ma sono dei nemici della collettività e quelli che collaborano (per esempio evitando di chiedere la fattura) alla evasione degli altri è anch'esso colpevole di concorso in reato contro la collettività. Dovremmo maturare una maggiore coscienza sociale che dovrebbe rendere più intransigenti nei confronti dei trasgressori e in primis nei confronti di soggetti aventi atteggiamenti e pratiche mafiose e intimidatorie
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