
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Istituire imprese pubbliche europee su salute, transizione ecologica e digitale che permettano di contrastare i grandi monopoli privati
- Descrizione dettagliata
- Oggi la scienza aperta, prodotta come bene pubblico globale, invece di favorire mercati aperti finisce con finanziare i monopoli che brevettano gli ultimi stadi dei processi e si appropriano così, investendo solo nell’ultimo miglio, dei frutti degli investimenti pubblici. Negli USA, ad esempio, per ciascuno dei 210 nuovi farmaci approvati il governo ha finanziato la ricerca con oltre 840 milioni di dollari di fondi pubblici (per ciascuna singola nuova molecola), probabilmente il 50% del costo, ma contribuenti e pazienti non hanno partecipato poi ai profitti dei farmaci brevettati. Questo è successo su grande scala sotto i nostri occhi per i vaccini Covid-19 finanziati con 18 miliardi di dollari di soldi pubblici, senza porre un tetto ai prezzi, obblighi su distribuzione o licenze di produzione nei paesi a basso reddito.
La proposta, descritta in dettaglio nei documenti con cui si è aperta l’Agorà, prevede la creazione di infrastrutture europee di ricerca e sviluppo che operino come “hub” scientifico-tecnologici e anche come vere e proprie imprese pubbliche sovranazionali ad alta intensità di conoscenza intorno a tre missioni. Queste dovrebbero essere definite come missioni strategiche di produzione di beni comuni in campi fondamentali in cui gli equilibri di mercato sono dominati da oligopoli, soprattutto – ma non solo - statunitensi, con esiti negativi per l’efficienza e la giustizia sociale.
a) L’innovazione biomedica è al primo posto: occorre un intervento pubblico europeo per prevedere e affrontare le prossime pandemie e per altre emergenze già visibili, come le infezioni resistenti agli antibiotici attuali, le malattie neurodegenerative legate, all’invecchiamento, le malattie “rare” (ma che cumulativamente riguardano milioni di cittadini), le nuove terapie del cancro proposte a prezzi insostenibili. In campi cruciali per la salute, serve la messa a punto di farmaci, vaccini, diagnostica e altri rimedi, da offrire ai cittadini come beni comuni: con Ricerca&Sviluppo anche in collaborazione con imprese private, ma mantenendo fermamente sotto controllo pubblico la “proprietà intellettuale” e le decisioni strategiche su tutto il ciclo dell’innovazione biomedica e del farmaco in quei campi.
b) La transizione energetica non può basarsi solo su logiche di mercato, quando esso è dominato dall’oligopolio Oil&Gas e altri attori legati a tecnologie basate sulla combustione di fossili, con i connessi squilibri derivanti da volatilità dei prezzi e rischi geopolitici. La rottura radicale con le tecnologie del passato richiede che la Ricerca&Sviluppo della transizione energetica e di altri temi connessi al cambiamento climatico vedano in campo un attore europeo robusto, in grado di produrre le necessarie innovazioni dirompenti, svincolato dalle scelte di investimento del passato. Le tecnologie ‘verdi’ vanno sviluppate fino al punto di costare meno di quelle tradizionali, senza tasse e sussidi impliciti, ma che si impongano perché migliori per emissioni, efficienza e sostenibilità sociale.
c) In terzo luogo, la sovranità digitale non può essere recuperata solo con norme e regolamenti. Occorre che alle Tech Giants statunitensi e cinesi si contrapponga un soggetto pubblico europeo, con una propria piattaforma tecnologica autonoma e con investimenti di Ricerca&Sviluppo adeguati alla messa a punto delle capacità di raccolta, archiviazione, elaborazione, cybersecurity dei dati personali ed amministrativi, secondo protocolli orientati all’interesse pubblico, con criteri di accessibilità, trasparenza, controllo sociale degli utenti affermando paradigmi innovativi rispetto all’oligopolio digitale, con il suo corollario di accumulazione di formidabile ricchezza privata in poche mani.La dimensione europea nulla toglie alle ricadute per i paesi partecipanti: anzi, il modello del CERN e dell’Agenzia Spaziale Europea garantiscono che i contributi al bilancio dei singoli paesi partecipanti vi ritornino con il coinvolgimento di imprese, università ed altri enti, di ogni scala, che vengono così proiettate dai loro territori ad un orizzonte più ampio.
Il governo dei nuovi soggetti deve apprendere la lezione delle grandi infrastrutture europee di ricerca, che in ultima analisi sono governate da comunità scientifiche internazionali aperte, con il consenso di governi e UE, ma senza che singoli governi nazionali direttamente esprimano agende e gerarchie. La grande efficienza mostrata da CERN, ESA e altre infrastrutture suggerisce che un governo innovativo di organizzazioni orientate da ambiziose missioni pubbliche sia fattibile, efficiente e trasparente, con largo coinvolgimento degli utenti: ricercatori, imprese e cittadini.
- Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- La ricerca, finanziata con le tasse di cittadine e cittadini europei, e realizzata in Europa da mille infrastrutture pubbliche gestite in modo autonomo ed efficiente, viene catturata da poche grandi imprese private che hanno accumulato la conoscenza e gli strumenti per attingere a quel sapere, e che brevettano gli ultimi stadi dei processi di produzione e si appropriano così dei risultati degli investimenti pubblici. Cittadini e cittadine si trovano a pagare di nuovo per quella ricerca quando grandi società private vendono i beni e i servizi prodotti grazie a essa. L’innovazione biomedica viene frenata e i suoi risultati divengono preclusi ai sistemi sanitari nazionali; La transizione energetica viene bloccata; la sovranità digitale di cittadine e cittadini preclusa. La soluzione proposta rompe questo meccanismo sui tre fronti.
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- Stato nazionale e Unione Europea; scienziati/e e comunità scientifica; piccole e medie imprese innovative; organizzazioni di cittadinanza attiva e del lavoro.
Agorà da cui è emersa la proposta:
Brevetti o conoscenza bene comune: se non dopo la pandemia, quando cambiare?
La tutela della proprietà intellettuale oggi sovrasta la tutela dell’accesso alla conoscenza come bene pubblico globale. Ne derivano una forte concentrazione del controllo sulla conoscenza, prezzi monopolistici e l’esclusione dai servizi di moltitudini di persone, una distorsione delle innovazioni e un freno alla loro diffusione. Si tratta di gravi lesioni della giustizia sociale, specie nei campi della salute, come divenuto eclatante con la pandemia, e della transizione digitale ed ecologica.
Cambiare è possibile. Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha intrapreso due strade per farlo. La prima proposta affronta le carenze del Trattato TRIPs (Trade-Related aspects of Intellectual Property rights) con cui i diritti di monopolio, riconiati come diritti di proprietà intellettuale, hanno acquisito uno status simile alla proprietà privata di un immobile. L’assoluto rispetto del Trattato è diventato per gli stati nazionali condizione indispensabile per partecipare agli scambi internazionali. Il risultato è stata una profonda mutazione del capitalismo.
Si pensi che la percentuale dei cosiddetti intangibili (brevetti, trade-mark copy-right progetti industriali ecc.) nel capitale delle 500 imprese più importanti del mondo è passata dal 17% nel 1975 al 90% nel 2020. Il ForumDD propone una riforma che permetta di rilanciare una scienza pubblica intesa come bene comune di tutto il genere umano.
A questo scopo, oltre a modificare lo status dei diritti di proprietà e di accesso alla conoscenza, viene stabilito un livello di investimento minimo in scienza aperta per tutti gli Stati mettendo così fine a una distruttiva concorrenza sleale fra nazioni e viene istituita un’autorità internazionale che stabilisca quando l’interesse pubblico prevale sulla proprietà privata intellettuale (come nell’articolo 41 della nostra Costituzione, appena rilanciato e rafforzato dal nostro Parlamento).
La seconda proposta parte dalla costatazione che gli investimenti pubblici in scienza aperta vengono facilmente sfruttati da imprese che brevettano gli ultimi passaggi del processo innovativo. Negli USA, ad esempio, per ciascuno dei 210 nuovi farmaci approvati il governo ha finanziato la ricerca con oltre 840 milioni di dollari di fondi pubblici (per ciascuna singola nuova molecola), probabilmente il 50% del costo, ma contribuenti e pazienti non hanno partecipato poi ai profitti dei farmaci brevettati. Questo è successo su grande scala sotto i nostri occhi per i vaccini Covid-19 finanziati con 18 miliardi di dollari di soldi pubblici, senza porre un tetto ai prezzi, obblighi su distribuzione o licenze di produzione nei paesi a basso reddito.
Proponiamo quindi di costruire imprese pubbliche europee che, praticando politiche di prezzo sostenibili e accessibili, usino la conoscenza prodotta per controbilanciare i grandi monopoli tecnologici privati, restituendo così alle persone il valore di ciò che è prodotto grazie alle proprie imposte. I settori saranno quelli dove è massima l’urgenza di assicurare la giustizia sociale. In particolare nella ricerca biomedica è stata di recente presentata al Parlamento Europeo la proposta di creare un’infrastruttura europea per i farmaci nel segno dell’innovazione intesa come bene pubblico globale.
Le imprese private collaborerebbero in qualità di fornitrici, rinunciando alle esclusive brevettuali. Ipotesi analoghe potranno essere configurate per creare poli pubblici europei per accompagnare le transizioni digitale ed ecologica. Con la pandemia Covid-19 distorsioni e comportamento opportunistico degli stati sono stati eclatanti nella vicenda sulla sospensiva dei brevetti che avrebbe permesso di vaccinare in modo massiccio anche nei paesi del sud del mondo. L’urgenza di agire nelle direzioni richiamate è evidente.
Documenti da scaricare
Proposta contenuta nel Rapporto “15 Proposte per la giustizia sociale” https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2019/03/proposta-n-1.x17422.pdf
Sospendere i brevetti sui vaccini non basta. Serve una riforma del Wto https://www.editorialedomani.it/economia/brevetti-vaccini-sospensione-riforma-wto-hw4iuok9
Il capitalismo dei monopoli intellettuali https://www.eticaeconomia.it/il-capitalismo-dei-monopoli-intellettuali/
Proposta contenuta nel Rapporto “15 Proposte per la giustizia sociale” https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/wp-content/uploads/2019/03/proposta-n-2.x17422.pdf
Presentazione della proposta al Parlamento europeo https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/uninfrastruttura-europea-per-linnovazione-biomedica-come-bene-pubblico-la-proposta-nata-nel-forumdd-allattenzione-del-parlamento-europeo/
Vaccini, così l’innovazione biomedica può diventare un “bene pubblico” https://www.micromega.net/vaccini-intervista-massimo-florio/
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