
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
I patti educativi di comunità come politica ordinaria di contrasto della povertà educativa
- Descrizione dettagliata
- In questi anni in diverse aree e luoghi del paese, soprattutto nei territori più fragili e dove più marcate sono le povertà e le disuguaglianze educative, molte scuole, spesso in sinergia con gli altri attori locali della comunità educante, si stanno confrontando con il tema dei “patti educativi di comunità”, come possibile cornice in cui innestare e mettere a sistema le tante pratiche – spesso innovative e resilienti – con cui hanno saputo reagire alla crisi scaturita dalla pandemia. Scuole che, pur consapevoli della loro centralità e indispensabilità nella funzione educativa, hanno saputo attivare relazioni virtuose con gli altri attori del territorio per affrontare insieme i temi della povertà educativa, dell’abbandono scolastico e del fallimento formativo. Temi che, come emerge da tutte le analisi e dalle evidenze di settore, sono determinate da un insieme di indicatori complessi, spesso intrecciati tra loro, in cui la povertà educativa si innesta e prende corpo nelle povertà materiali, sociali e culturali di famiglie e contesti.
I patti educativi attivano processi condivisi tra tutti gli attori della comunità educante, tesi a rafforzare e valorizzare la scuola pubblica, come laboratorio sociale e luogo di partecipazione democratica, in primis aiutandola a farsi comunità, in un'idea di educazione come responsabilità condivisa e di una scuola che si apre al territorio e che progetta l'offerta educativa ampliando le opportunità di apprendimento e di crescita personale, in risonanza con il territorio e le sue risorse e qualificandosi reciprocamente, inoltre favorendo e valorizzando la partecipazione e il protagonismo di bambine e bambini, di ragazze e ragazzi.
Il Forum Disuguaglianze Diversità e la rete EducAzioni propongono dunque che i Patti Educativi di Comunità diventino uno strumento ordinario di policy per il contrasto alla povertà educativa, attraverso una sistematizzazione dei provvedimenti e delle procedure amministrative già esistenti, prevedendo specificatamente :
1. un sistema di governance integrata che favorisca e metta a sistema la collaborazione tra i soggetti della comunità educante, primi fra tutti scuole, comuni e terzo settore, e che includa i ragazzi e le ragazze come protagonisti attivi nella definizione delle politiche che li riguardano. Il sistema di governance potrebbe articolarsi in una cabina di regia con funzioni di indirizzo e orientamento, composta da dirigenti ministeriali, rappresentanti degli organi consultivi e degli attori dei Patti, esperti tematici ed enti di ricerca; tavoli di coordinamento e/o agenzie educative regionali presso gli ambiti territoriali previsti dalla Legge 328 o presso gli Uffici Scolastici Regionali, tavoli di coordinamento a livello comunale, con il compito di promuovere e accompagnare la costruzione dei Patti Educativi e di declinare, attraverso gli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione, l'uso delle risorse a livello locale.
2. un cambio di paradigma nelle procedure e negli strumenti di erogazione delle risorse finanziarie: dal bando competitivo ai percorsi di co-programmazione e co-progettazione, per accompagnare percorsi che consentano di trasformare in ordinario quello che oggi è straordinario, anche in direzione della valorizzazione delle esperienze già realizzate e anche con interventi individualizzati per accompagnare ragazze e ragazzi e le loro famiglie nel tempo extra-scolastico.
3. un rafforzamento delle risorse a disposizione dei Patti Educativi attraverso
la costituzione di un fondo nazionale ordinario per i Patti educativi di comunità che agisca in sinergia con il Fondo Nazionale di Contrasto della povertà educativa.
4. il superamento della logica di finanziamenti disomogenei e legati a progetti declinati su un arco temporale annuale a favore di finanziamenti pluriennali.
5. l’ideazione e la realizzazione di percorsi di formazione comune rivolti a tutti gli attori coinvolti dal Patto per consolidare un metodo di lavoro basato sulla co-progettazione.
6. la realizzazione e il sostegno ad esperienze collettive e cooperative di cura diffusa, investendo e responsabilizzando i servizi sociali territoriali, che devono essere parte integrante dei Patti Educativi. - Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- La povertà assoluta minorile e la conseguente povertà educativa sono diventate nel nostro paese un’emergenza sempre più grave. La percentuale di minori in povertà assoluta è triplicata in 10 anni, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018, arrivando al 13,5% nel periodo pandemico. Con la povertà assoluta è aumentata la povertà educativa. La proposta intende intervenire per contrastare la povertà educativa (abbandono, dispersione implicita ed esplicita) rafforzando il ruolo della scuola pubblica attraverso la messa a sistema delle sue alleanze e delle sue collaborazioni con tutti gli altri attori della comunità educante.
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- La proposta porta con sé un’idea di governance che si basa su una stretta relazione tra centro e territorio. In cui al primo livello, quello del Ministero sia affidato il compito dell’indirizzo, dell’orientamento e dell’accompagnamento delle politiche e dei processi per la loro realizzazione (nonché il monitoraggio e la valutazione dei risultati) e al secondo (le comunità educanti con le scuole al centro, in collaborazione con enti e istituzioni locali, organizzazioni del civismo attivo) sia dato mandato di declinare gli indirizzi in interventi educativi in modo connesso e coerente con i bisogni territoriali.
Agorà da cui è emersa la proposta:
Non vogliamo la Luna. I Patti Educativi di comunità come politica ordinaria di contrasto alla povertà educativa
La povertà assoluta minorile e la conseguente povertà educativa sono diventate nel nostro paese un’emergenza sempre più grave. La percentuale di minori in povertà assoluta è triplicata in 10 anni, passando dal 3,7% del 2008 al 12,5% del 2018, arrivando al 13,5% nel periodo pandemico. Con la povertà assoluta è aumentata la povertà educativa. Per contrastarla in molti contesti si sono sviluppati dei “patti educativi” che attivano processi condivisi tra tutti gli attori della comunità educante tesi a rafforzare e valorizzare la scuola pubblica, in un'idea di scuola che si lascia attraversare dal territorio e che per questo sa progettare l'offerta educativa proponendola come responsabilità pubblica e collettiva.
Il Forum Disuguaglianze Diversità e la rete EducAzioni propongono dunque che i Patti Educativi di Comunità diventino uno strumento ordinario di policy per il contrasto alla povertà educativa, attraverso una sistematizzazione dei provvedimenti e delle procedure amministrative già esistenti, prevedendo specificatamente :
1. un sistema di governance integrata che favorisca e metta a sistema la collaborazione tra i soggetti della comunità educante, primi fra tutti scuole, comuni e terzo settore, e che includa i ragazzi e le ragazze come protagonisti attivi nella definizione delle politiche che li riguardano. Il sistema di governance potrebbe articolarsi in una cabina di regia con funzioni di indirizzo e orientamento, composta da dirigenti ministeriali, rappresentanti degli organi consultivi e degli attori dei Patti, esperti tematici ed enti di ricerca; tavoli di coordinamento e/o agenzie educative regionali presso gli ambiti territoriali previsti dalla Legge 328 o presso gli Uffici Scolastici Regionali, tavoli di coordinamento a livello comunale, con il compito di promuovere e accompagnare la costruzione dei Patti Educativi e di declinare, attraverso gli strumenti della co-programmazione e della co-progettazione, l'uso delle risorse a livello locale.
2. un cambio di paradigma nelle procedure e negli strumenti di erogazione delle risorse finanziarie: dal bando competitivo ai percorsi di co-programmazione e co-progettazione, per accompagnare percorsi che consentano di trasformare in ordinario quello che oggi è straordinario, anche in direzione della valorizzazione delle esperienze già realizzate e anche con interventi individualizzati per accompagnare ragazze e ragazzi e le loro famiglie nel tempo extra-scolastico.
3. un rafforzamento delle risorse a disposizione dei Patti Educativi attraverso la costituzione di un fondo nazionale ordinario per i Patti educativi di comunità che agisca in sinergia con il Fondo Nazionale di Contrasto della povertà educativa.
4. il superamento della logica di finanziamenti disomogenei e legati a progetti declinati su un arco temporale annuale a favore di finanziamenti pluriennali.
5. la realizzazione e il sostegno ad esperienze collettive e cooperative di cura diffusa, investendo e responsabilizzando i servizi sociali territoriali, che devono essere parte integrante dei Patti Educativi. Non si tratta di “volere la luna” ma di partire da quello che si sta già facendo in molti territori, rafforzandolo e portandolo a sistema, tenendo in considerazione il "5°Piano di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva" (Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza) che include tra gli obiettivi delle politiche per l'empowerment "contribuire alla costruzione e al rafforzamento della comunità educante partendo dallo strumento del patto educativo di comunità", richiamando esplicitamente gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 4, 16 e 17 dell'Agenda 2030 dell'Onu. La proposta, frutto di un lungo percorso di confronto tra il ForumDD e i soggetti appartenenti alle Rete EducAzioni, può arricchirsi in questa sede e fare un passo ulteriore.
Documenti da scaricare:
- Rete EducAzioni, “Condizioni per un buon Patto Educativo di comunità” https://www.educazioni.org/wp-content/uploads/2021/01/Raccomandazioni-Patto-territoriale.pdf
- ForumDD, “Patti educativi e percorsi abilitanti. Una indagine esplorativa”: https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/patti-educativi-territoriali-e-percorsi-abilitanti-unindagine-esplorativa/
- INAPP, “Dal sistema di garanzia dell’infanzia ai Patti Educativi di comunità. Strategie comunitarie e approcci integrati per il contrasto ai rischi di esclusione dei minori” : https://oa.inapp.org/bitstream/handle/20.500.12916/3358/INAPP_di_Padova_Piesco_Marucci_Porcarelli_Dal_Sistema_di_garanzia_infanzia_ai_patti_educativi_comunità_IP_31_2021.pdf?sequence=1
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7 commenti
non avevo già lasciato un commento?. Grazie
l'eguaglianza delle opportunita' di partenza e l'educazione diffusa sono le due gambe che mancano al tavolo di una democrazia compiuta
Sostengo la proposta
Educazione come chiave di un futuro migliore, Patti di comunità per crescere senza lasciare indietro nessuno, per dare a tutti più opportunità.
Proposta interessante che sostengo con convinzione. Il futuro è la collaborazione tra le persone che , da diversi punti di vista, si dedicano alla crescita educativa dei giovani. Se devo fare un appunto, come ex maestro oggi in pensione, è l’eccessiva attenzione alle parti Istituzionali. E chi lavora sul campo? Gli insegnanti e gli operatori ci sono negli organismi di governance? I progetti falliscono tutti se non si ottiene il supporto di chi opera in prima linea. È necessario valorizzare il ruolo di queste persone.
Giovanni Impegnoso
La proposta è sicuramente interessante e la sostengo con convinzione, ma ritengo che il tema dei patti educativi di comunità vada inserito nel più ampio contesto della costruzione un "sistema formativo integrato", come affermava Franco Frabboni alla fine degli anni '70 inizio negli anni '80, che veda non solo la collaborazione delle scuole con enti pubblici o privati del terzo settore su singoli progetti, ma che veda da parte delle scuole la realizzazione di un nuovo approccio pedagogico, una nuova didattica ed una diversa organizzazione del lavoro altrimenti il progetto non entrerà mai a far parte a pieno titolo del Piano dell'offerta formativa e, ad esempio, nel momento della valutazione ciò che gli studenti avranno fatto nel corso del progetto non verrà mai preso in considerazione ma valgono solo verifiche e interrogazioni!!!!
Sostengo, ma sottolineo un pericolo e un'esigenza. Il primo: occorre affermare un' "etica" dei Patti educativi, che non sono e non possono diventare, come in parte già vedo, uno strumento (agito dal privato sociale) funzionale in primis all'immediata rivendicazione e raccolta di nuovi e più fondi, facendo leva sulla sua "novità" e sulla sua alta "comprensibilità", e necessità. I patti ed. devono servire in primo luogo a coordinare quanto già c'è e meglio allocare e convogliare risorse, nonché ovviamente stimolare la ricerca di nuove in un'ottica di sostenibilità.Secondo: anche per superare le critiche che taluni avanzano verso i Patti ed., dobbiamo far sì che sia la scuola ad avere un ruolo significativo, da protagonista, co-guidare questi processi. E' una ulteriore fatica, lo sappiamo, ma la scuola deve riappropriarsi di questo ruolo, mettersi a capo di un movimento di risanamento e sviluppo del quartiere, che si attiva al massimo per stringere “alleanze” educative nel territorio e ricercare forme di integrazione tra esperienze e apprendimenti formali-non formali, al fine di offrire ai propri allievi maggiori prospettive formative e di vita. In alcuni realtà della penisola ciò già è un dato di fatto, altre scuole con i loro dirigenti e (parti del) corpo docente esprimono la consapevolezza di andare in questa direzione. Da qui bisogna partire per sperimentare i Patti e, auspicabilmente, diffondere.
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