
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
I Consigli del lavoro e della cittadinanza nell’impresa per democratizzare l’economia e combattere le disuguaglianze
- Descrizione dettagliata
- Il modo in cui le imprese sono governate non è solo una questione di efficienza, ma anche di equità, e deve finalmente essere considerata come una questione di giustizia sociale. In assenza di una più ampia riforma del diritto societario la più nota forma di partecipazione dei lavoratori, cioè la nomina di rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici nell’organo amministrativo (CdA o consiglio di sorveglianza), rischierebbe d’essere inefficace a causa del principio che vincola gli amministratori al perseguimento dello scopo “sociale” inteso come interesse degli azionisti. Una tale più ampia riforma dell’interesse sociale, che sostituisca la focalizzazione sui soli azionisti con l’obiettivo che l’impresa persegua gli interessi di diversi stakeholder, bilanciati equamente secondo l’idea dell’equo ed efficiente contratto sociale tra gli stakeholder dell’impresa, è non solo desiderabile ma oggi anche possibile grazie all’evoluzione del dibattito europeo. In ogni caso, l’unico modo di rendere efficace anche una siffatta riforma sarebbe prevedere procedure di partecipazione democratica dei lavoratori e di altri stakeholder nel governo d’impresa, in modo tale che essi, facendosi valere, riescano a raggiungere o almeno approssimare un tale bilanciamento o equo accordo nella gestione dell’impresa. La proposta del Forum Disuguaglianze e Diversità, descritta in dettaglio nel corso dell’Agorà, prevede quindi di partire dai consigli del lavoro (works council, già ampiamente sperimentati in Germania, Austria e Olanda), che secondo l’opinione comune sono la forma di partecipazione più efficace e anche più apprezzata (non solo dai lavoratori ma dagli stessi manager) nei paesi in cui l’esperienza della democrazia industriale è più consolidata. Si tratta di organismi di rappresentanza istituzionalizzata dei lavoratori e delle lavoratrici, intesi come parte della governance dell’impresa per i poteri e diritti legali di varia natura che sono loro attribuiti. Nella proposta essi avrebbero in ogni caso un collegamento istituzionalizzato con l’organo amministrativo di vertice, tramite uno o più rappresentanti che partecipano alle riunioni del CdA, avendo diritto di parola e proposta su tutte le materie di interesse strategico, ma diritto di voto solo su determinati argomenti.
Rispetto alle esperienze europee la proposta ha alcune importanti novità: l’unificazione nel consiglio di tutti i lavoratori e le lavoratrici che contribuiscono in modo rilevante alla creazione di valore da parte dell’impresa indipendentemente dalle forme contrattuali (a tempo determinato, indeterminato, collaboratori e dipendenti di varie imprese fornitrici di componenti e servizi di lavoro - in cui avviene l’esternalizzazione di parti del processo produttivo). E la “voce” data nel consiglio ai rappresentanti di altri stakeholder – in particolare le comunità su cui ricadono gli effetti ambientali della presenza delle imprese e che sono portatrici degli interessi ambientali e di attenzione alle tematiche della transizione ecologica. Infatti la proposta prevede l’estensione dei consigli anche a livello di distretto – in modo da coinvolgere le reti di piccole imprese e gli interessi ambientali territoriali, oppure alla catena di fornitura e subfornitura di un’impresa maggiore, in modo da coinvolgere tutti i lavoratori che partecipano alla catena del valore di una impresa attraverso imprese fornitrici di componenti e servizi. Per questo la denominazione è Consigli del Lavoro e di Cittadinanza nell’impresa.
Per comprendere la portata della proposta, si considerino le materie di intervento del Consiglio del Lavoro e di Cittadinanza: a) decisioni strategiche di ordine generale (nuovi prodotti, nuovi investimenti, cessioni e acquisizioni, innovazioni tecnologiche, assetti manageriali); b) scelte di interesse generale per i lavoratori, come piani di assunzione e riorganizzazioni a seguito di processi di innovazione; c) decisioni che riguardano in concreto gruppi di lavoratori. Su tutte queste materie il Consiglio del Lavoro e di Cittadinanza eserciterebbe un diritto di informazione e di consultazione in tempo utile, che implica la facoltà di formulare controproposte con obbligo di risposta da parte della direzione, ma sulle ultime avrebbe in aggiunta un diritto di veto a meno che non si raggiunga un accordo pieno, cioè potere effettivo di co-decisione.
A scopo esemplificativo, è evidente l’impatto che questi diritti di informazione e consultazione anticipata e i correlati poteri di codeterminazione avrebbero sulle innumerevoli crisi aziendali: semplicemente non si potrebbe arrivare a decisioni unilaterali di chiusura, licenziamento o cessione. Poiché tali decisioni dovrebbero passare attraverso un processo che prevede l’informazione, la consultazione e la risposta alle controproposte del Consiglio del Lavoro e di Cittadinanza e alla fine sarebbero state bloccate qualora non accompagnate a programmi di riduzione del costo sociale della ristrutturazione, o di riconversione, da formularsi ben prima di dichiarare i licenziamenti o la chiusura degli stabilimenti. Oppure si pensi al caso dell’Ilva di Taranto, ove la compresenza nella governance di lavoratori e lavoratrici e rappresentanti del territorio che subisce l’impatto ambientale delle produzioni, avrebbe obbligato a intraprendere molto prima nel tempo progressive ristrutturazioni e riconversioni tecnologiche volte a rendere compatibili salute e lavoro.
- Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- La proposta rovescia l’idea che si è affermata nell’ultimo trentennio, segnato dal pensiero neoliberista, secondo cui l’unico scopo dell’impresa sia la massimizzazione del suo valore patrimoniale, a beneficio degli azionisti. La proposta mette al centro gli interessi di altri soggetti essenziali per la vita delle imprese, lavoratrici e lavoratori, imprese fornitrici e acquirenti, comunità che vivono nei territori su cui le imprese impattano, creando un luogo di incontro e dialogo tra questi soggetti, i cui interessi, hanno spesso finito per essere contrapposti, con effetti anche gravi sulla coesione sociale. Se si vuol porre freno alle disuguaglianze bisogna operare non solo sulla re-distribuzione (via leva fiscale) ma sulla pre-distribuzione di risorse, capacità e diritti (di proprietà, di decisione o partecipazione) che gli individui possono esercitare nelle attività di mercato e nelle imprese, attraverso istituti di democrazia economica.
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- Nella messa a terra della proposta andrebbero coinvolti diversi soggetti. La sua sperimentazione può infatti iniziare anche prima di una riforma legislativa della corporate governance. Tale decisione potrebbe infatti essere presa attraverso cambiamenti statutari, oggetto di accordi aziendali tra RSU, sindacati, imprenditori e organizzazioni imprenditoriali e organizzazioni di rappresentanza di interessi ambientali. Tali sperimentazioni potrebbero essere legate alle sfide tecnologiche e di riorganizzazione del lavoro e della produzione nell’ambito della transizione verde, al contempo cogliendo le opportunità dei programmi del PNRR. L’azione per i consigli dovrebbe inoltre coordinarsi con l’iniziativa politica europea sulla proposta di direttiva Corporate Sustainability Due Diligence and amending Directive (EU) 2019/1937, del Parlamento e del Consiglio Europei, che andrebbe sostenuta con decisione e ampliata per rafforzare le forme di partecipazione degli stakeholder.
Agorà da cui è emersa la proposta:
Aumentare la partecipazione di lavoratori/trici e cittadini/e nella governance delle imprese per combattere le disuguaglianze
Nell’ultimo trentennio, segnato dal pensiero neoliberista, si è affermata l’idea secondo cui l’unico scopo dell’impresa sia la massimizzazione del suo valore patrimoniale, a beneficio degli azionisti. Ciò ha portato a trascurare sempre più gli interessi degli altri soggetti essenziali per la vita delle imprese (stakeholders): lavoratrici e lavoratori, imprese fornitrici e acquirenti, comunità che vivono nei territori e nell’ambiente su cui le imprese impattano. Questa rimozione della voce dei soggetti in campo ha concorso ad un aumento dell’ingiustizia sociale e ambientale e ad una “deriva finanziaria” dello stesso capitalismo con effetti negativi sullo sviluppo, come oggi riconosciuto da molte parti.
La mancanza di una forma istituzionale di partecipazione strategica del lavoro, poi, fa sì che gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, così come quelli dei cittadini e delle cittadine, non abbiano luoghi di incontro e dialogo e, anzi, finiscano per essere contrapposti, con possibili effetti anche gravi sulla coesione sociale (il caso dell’ILVA di Taranto ne rappresenta un esempio estremo). Per invertire la rotta è necessario toccare il cuore della questione, ovvero la governance delle imprese, incidendo sui diritti e i poteri attraverso cui si forma la distribuzione dei redditi di mercato, ovvero ridando potere e forza al lavoro e democratizzando il governo di impresa. Altrimenti, il pur significativo riemergere del movimento per la responsabilità sociale di impresa sarà inefficace, rischiando di tramutarsi nel proliferare di forme di “green washing”, con un’attenzione agli impatti ambientali delle scelte aziendali solo di facciata.
Il Forum Disuguaglianze e Diversità ha una proposta per invertire l’attuale situazione. L’idea base è che il governo di impresa debba essere posto anche come questione di giustizia sociale, in linea con l’articolo 41 della Costituzione, appena rafforzato dal Parlamento. La proposta risponde sia all’esigenza di dare attuazione alla partecipazione strategica dei lavoratori (sin dal 2018 riconosciuta come un’urgenza dalle organizzazioni del lavoro e dell’impresa) sia a quella di far pesare l’esito di un confronto aperto fra molteplici interessi e valori, quelli del lavoro e quelli della tutela dell’ambiente. Per farlo, la proposta riconosce un ruolo alla partecipazione degli stakeholders, e non semplicemente “tenendo conto” dei loro interessi, ma trasferendo loro potere, permettendo loro di pesare direttamente a tutela di quegli interessi nell’ambito della governance dell’impresa.
Questo risultato viene ottenuto dando vita ai Consigli del Lavoro e della Cittadinanza, organismi di rappresentanza istituzionalizzata, collaterali alla partecipazione al consiglio di amministrazione o consiglio di sorveglianza ma comunque facenti parti delle forme istituzionali di governance dell’impresa (regolate dalla legge, a partire dagli statuti). I consigli vedrebbero la partecipazione non solo dei rappresentanti eletti di lavoratori e lavoratrici dell’azienda (o del gruppo di aziende) cui il Consiglio si riferisce, ma anche dei lavoratori e lavoratrici delle aziende inserite nella catena di fornitura indipendentemente dalla tipologia contrattuale, nonché dei consumatori e consumatrici e comunità locali dei territori in cui l’azienda opera, e che quindi sono portatori degli interessi ambientali. I consigli avrebbero diritti diversi a seconda delle tematiche strategiche in questione: di informazione preventiva; di consultazione con impegno da parte del CdA a esprimersi sulle valutazioni ricevute; di co-decisione (su temi più strettamente legati al lavoro). La proposta, che si è arricchita 24 mesi di confronto, può fare in questa sede un passo ulteriore.
Documenti da scaricare
- Proposta contenuta nel Rapporto “15 Proposte per la giustizia sociale”
- Proposta in sintesi
- Democratizzare l’economia, promuovere l’autonomia dei lavoratori e l’uguale cittadinanza nel governo dell’impresa: una proposta - Lorenzo Sacconi, Francesco Denozza, Alessandra Stabilini
- Inequalities and the reasonable utopia of corporate governance democratisation: a viable proposal for Works and in-Company Citizenship Councils - Lorenzo Sacconi
- Messa a terra della proposta
- Diseguaglianze e democratizzazione del governo di impresa
- I difetti del capitalismo italiano sono stati più forti della “cura Draghi” – Ugo Pagano
- Ribilanciare il potere del lavoro e democratizzare l’economia – Francesco Denozza e Alessandra Stabilini
Elenco dei sostenitori
Segnala un problema
Questo contenuto è inappropriato? Facci sapere perché
Condividi: