
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Assicurare che decisioni con impatto sulle condizioni contrattuali e generali di lavoro siano assunte esclusivamente da esseri umani
- Descrizione dettagliata
- Vietare che decisioni con impatto sulle condizioni contrattuali generali dei lavoratori o sulla cessazione di rapporti contrattuali possano essere assunte da sistemi automatizzati e assicurare che vengano invece valutate ed assunte esclusivamente da esseri umani - e in seguito a scambi tra le parti.
- Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- E' sempre più diffuso l'utilizzo di sistemi automatizzati anche per assumere decisioni che hanno forte impatto sui termini contrattuali o addirittura sull'esistenza di rapporti di tipo contrattuale. Questo livello di automatizzazione capovolge il rapporto tra tecnologia ed esseri umani, con implicazioni e conseguenze altamente negative.
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- Governo, partiti, sindacati, associazioni datoriali
Agorà da cui è emersa la proposta:
Lavoro, piattaforme, algoritmi: norme e diritti a prova di futuro
Agorá organizzata da Elisabetta Gualmini
Il lavoro su piattaforma è una delle principali trasformazioni che la tecnologia digitale sta apportando al mercato del lavoro. Diversi settori stanno subendo modifiche in questa direzione, dai trasporti ai servizi di prossimità, alle industrie creative.
La pandemia da Covid-19 ha accelerato questa tendenza - si pensi ai ciclo-fattorini, o a quei lavoratori invisibili che si sono occupati di fare la spesa per gli anziani o agli addetti al settore delle pulizie organizzati tramite piattaforma - contribuendo, allo stesso tempo, a far emergere la mancanza di regolamentazione del fenomeno. Si tratta molto spesso di lavoratori precari, che lavorano in condizioni di totale insicurezza da tutti i punti di vista, che sono sottoposti alle decisioni insindacabili degli algoritmi, in assenza di qualsiasi protezione sociale.
La tecnologia dovrebbe essere al servizio dei lavoratori e certamente può costituire un supporto utile, anche ad assicurare una maggiore flessibilità. Ma non possiamo permettere che questa degeneri in precarietà, togliendo dignità al lavoratore o diventando strumento attraverso cui realizzare una concorrenza giocata al ribasso sui diritti e tutele dei lavoratori. Per questo, i poteri pubblici devono intervenire per definire una visione chiara del rapporto tra tecnologia e lavoratori, prevenendo le disuguaglianze e stabilendo le responsabilità per chi utilizza l’algoritmo.
Le questioni sollevate dal ricorso ad algoritmi e intelligenza artificiale nell’organizzazione e direzione del lavoro risultano, ad oggi, molteplici:
- i lavoratori da piattaforma sono spesso “invisibili” a qualsiasi autorità pubblica, rendendo difficile tanto una mappatura degli stessi, quanto i controlli e le analisi approfondite delle problematiche connesse;
- l’errata classificazione dei lavoratori è un fenomeno diffuso nel lavoro da piattaforma. Come dimostrano diverse sentenze riguardanti ciclo-fattorini emesse negli ultimi anni da tribunali in tutta Europa, questi sono spesso falsi autonomi, soggetti cioè a condizioni e obblighi che rispecchiano quelli dei lavoratori subordinati, senza che siano loro riconosciuti i diritti e le tutele relativi;
- le condizioni di lavoro dei lavoratori da piattaforma (“on line” e “on location”) sono spesso particolarmente precarie, siano essi autonomi o subordinati, e mancano tutele adeguate;
- i lavoratori sono soggetti nello svolgimento delle loro mansioni - sempre piú spesso, e ben al di fuori del lavoro da piattaforma - ad algoritmi e intelligenza artificiale, che sfuggono a ogni controllo e a ogni obbligo di trasparenza;
- l’utilizzo di questi strumenti pone serie questioni riguardo la raccolta, l’uso e la destinazione dei dati riguardanti milioni di lavoratori. Diverse iniziative sono già state avviate, a diversi livelli di governo, per affrontare il fenomeno.
A partire da interventi di livello locale (si pensi alla prima “Carta dei diritti dei riders”, firmata a Bologna nel 2018), alla legge nazionale n.128 del 2019, fino alla proposta di direttiva sul lavoro da piattaforma, oggi in discussione a Bruxelles. Questa Agorà ha lo scopo di affrontare i temi e le problematiche richiamati, coinvolgendo esperti e professionisti di varia natura, soggetti del campo largo del centro-sinistra e parti sociali, e di individuare risposte efficaci alle questioni richiamate, sulla falsa riga delle seguenti proposte:
• assicurare che il lavoro da piattaforma risulti un fenomeno noto alle autoritá nazionali competenti nella sua estensione e nelle sue caratteristiche;
• prevenire (e correggere) l’errata classificazione dei lavoratori da piattaforma, introducendo una presunzione relativa di vincolo di subordinazione, e assicurare loro migliori condizioni di lavoro indipendentemente dallo status del lavoratore;
• rendere gli algoritmi e i sistemi di intelligenza artificiali che influiscono sulle condizioni di lavoro, indipendentemente dallo status contrattuale dei lavoratori, trasparenti, conoscibili e soggetti a contrattazione, alla stregua di ogni altro fattore che determini tali condizioni;
• affrontare la questione relativa ai dati personali, assicurando che non siano raccolti dati non indispensabili alla prestazione lavorativa, e comunque nel rispetto di tutte le norme relative.
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