
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Sviluppo sostenibile: i criteri vanno acquisiti in ogni procedura decisionale (esempi)
- Descrizione dettagliata
- 4) Nel nostro Paese i criteri dello Sviluppo sostenibile vanno acquisiti in ogni procedura decisionale, a tutti i livelli e in ogni ambito.
Malgrado la frequente tendenza a considerare scontata la cultura che protegge e valorizza l’Ambiente - anche come prevenzione, protezione e adattamento ai “mutamenti climatici”, tutela di “territorio, suolo e paesaggio” e salvaguardia dei “beni comuni” - è ben lungi dall’essere patrimonio comune, soprattutto a livello amministrativo regionale e locale, negli organismi intermedi e nella cultura popolare.
I tempi della transizione sono dettati dall’Unione Europea e i 235 Miliardi di Euro a disposizione del Piano di Ripresa e Resilienza (PNRR) vanno spesi nei tempi stabiliti (entro il 2026), nella direzione della transizione ecologica e nel senso dello sviluppo disponibile.
Il Cambiamento produce conflitti inevitabili, che vanno affrontati e mediati, talvolta con gradualità:
sociali (es. perdite di posti di lavoro; carenza di competenze, flessibilità e adattabilità professionali; aumento dei prezzi delle bollette di gas e luce);
culturali (es. abitudini messe in discussione, come uso abituale dell’auto o misure di prevenzione dai rischi);
economici-ambientali (consumare e occupare o tutelare il suolo; alimentare made in Italy o agricoltura sostenibile);
istituzionali (lasciar fare all’iniziativa privata o indirizzarla; erogazioni a pioggia o selezionate da criteri; selezioni con reti a maglie larghe o vincoli nazionali rigidi per territorio-paesaggio, mobilità dolce, acqua) Amministratori e Tecnici (di Enti locali e Società partecipate) condizionano le scelte politiche, spesso in chiave conservativa, malgrado il pregio indiscutibile di molti di loro;
tra priorità diverse (es. ambiente e clima da un lato e paesaggio dall’altro; città o territori extra cittadini; trasporto privato su gomma o trasporto pubblico su rotaia; accelerare o rallentare la transizione ecologica)Quattro proposte mirate di dettaglio
a) si produca una Legge quadro nazionale sulla “Protezione di Paesaggio e Territorio”, sulla falsariga di quella dell’Ambiente, evidenziando il legame tra Persone e Territorio, dando un’impronta nazionale di bellezza a un Bene comune ampiamente deturpato e applicando una Direttiva UE.
In tal modo avrebbero meno spazio provincialismi e localismi e interessi economici deturpanti, senza per questo rinunciare all’installazione di pale eoliche, nei luoghi appropriati e a soluzioni di accumulo e cogenerazione, per le strutture di captazione e trasformazione idroelettrica dell’energia.
Il Paesaggio è prodotto sociale e rappresenta un bene, che appartiene ai Cittadini e li rende eguali: non è statico, ma dinamico, perché in relazione con presenza e azione di persone e determinato dalla percezione di chi ci vive e/od osserva. Interazione tra la soggettività umana, i caratteri oggettivi dell'ambiente (naturale e antropizzato) e i mediatori socioculturali (legati al senso d’identità storicamente riconosciuto).b) per l’acqua i referendum del 2011, con un consenso massimo, hanno abrogato sia la normativa che inseriva l’acqua nei servizi destinati al commercio, sia la normativa che consentiva ai privati di partecipare alle imprese che gestiscono trattamenti delle acque potabili (captazione, distribuzione, raccolta fognaria e depurazione) e i relativi impianti, apparecchiature e dispositivi.
Il testo di legge - ora in discussione al Senato - stravolge alcuni principi portanti della proposta di legge (on. Federica Daga, condivisa con on. Chiara Braga) e contrasta con l’esito dei Referendum.
Il “Bene comune” «servizio pubblico locale privo di rilevanza economica, sottratto alla libera concorrenza e realizzato senza fini di lucro», sostituito da «servizio pubblico locale di interesse economico generale», ne altera il significato. Così come non basta che l’acqua in sé sia bene pubblico, se non è pubblica anche la sua gestione e se la scelta di attribuzione della gestione viene lasciata agli Enti di Ambito (ATO), con previsione esplicita di «società pubbliche, azionariato misto o in concessione con appalti pubblici» e se «esclusivamente a enti di diritto pubblico» viene sostituito da «prevalentemente a enti di diritto pubblico».
Parimenti eliminato l’articolo che prevede il «ritorno alla gestione pubblica di acquedotti, fognature, impianti di depurazione e tutte le infrastrutture collegate», parte integrante del ciclo integrato dell’acqua.
Chiediamo di ottenere il ripristino dei testi precedenti.c) La “transizione ecologica” segna il passo ed è fuorviante attribuire ad essa, invece che ai suoi ritardi, la responsabilità degli aumenti dei prezzi delle fonti primarie di energia e, di conseguenza, delle “bollette”.
d) Sostenibilità vuol dire che - laddove la crescita danneggiasse condizioni ambientali, sociali e culturali ed equilibri (per es. territoriali) o gli stessi fattori di sviluppo gli indicatori dovrebbero rilevare e quantificare le variazioni negative.
Appare evidente che l’indicatore P.I.L. (Prodotto Interno Lordo) non è più appropriato perché, essenzialmente economico-finanziario, non è in grado di rilevare gli esiti ambientali, sociali, culturali e di equilibrio-equità: ne va individuato un altro, che riesca a considerarli. - Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- Le modalità decisionali e lo Sviluppo sostenibile
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- Istituzioni, Associazionismo ambientale, sociale, economico e culturale
Partner politici potenziali
Agorà da cui è emersa la proposta:
Sviluppo sostenibile, cos'è e come si fa
Serve un cambio di paradigma, che richiede una modalità sistemica che integri Ambiente, Economia, Società e Culture. La chiave di lettura sono i 17 obiettivi 2030 individuati dall'ONU. Anche al PD è richiesto un impegno particolare per cambiare, che si concretizza in 10 azioni.
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