
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Un PD organizzato sui territori, libero dalle correnti, che coltiva partecipazione e democrazia interna e guarda ai riferimenti sociali della sinistra
- Descrizione dettagliata
- Vogliamo un Partito che ascolta e decide di conseguenza, stando sui territori attraverso campagne di ascolto strutturate e strutturali, che producano decisioni concrete. Questo deve avvenire a partire dai congressi, che devono essere veri momenti di confronto il cii esisto non sia predeterminato.
Le sclerotizzazioni che hanno indebolito il PD nel corso degli anni originano da uno squilibrio di potere che, soprattutto sui territori, è a favore degli amministratori. Per questo riteniamo che si debba rompere con un modello di Partito troppo schiacciato sugli amministratori: è necessario separare nettamente le funzioni di governo del Partito da quelle istituzionali, chiedendo alle Istituzioni di intervenire per rimodulare i compensi degli amministratori, oggi troppo alti per alcune categorie di eletti e fin troppo bassi per altre categorie, a partire dai Sindaci dei piccoli Comuni.
Pensiamo inoltre che il Partito per essere forte debba essere innanzitutto un Partito organizzato: non crediamo che il Partito liquido abbia in questi anni dimostrato efficacia e autorevolezza. Pensiamo, inoltre, che queste fragilità siano proprie del sistema politico, oltre che del PD. Per tali ragioni proponiamo una nuova legge sui Partiti che sostanzi l'art. 49 della Costituzione, valorizzando gli iscritti e la democrazia interna e elaborando una legge sul finanziamento pubblico ai Partiti che non riproduca i vizi del passato, ma consenta di dare invece autonomia alla politica rispetto ai poteri che spesso si muovono sui territori.
Oltre alle formule organizzative, serve la politica, che ricostruisca relazioni con i nostri naturali referenti sociali e opponendosi alla disintermediazione degli ultimi anni. - Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- Le sclerotizzazioni e il correntismo che affliggono il PD e il gap di democrazia interna, che non consente un'adeguata rappresentanza degli iscritti
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- Sindacati, Associazioni di volontariato (culturale, sociale, di assistenza alla persona...), Parlamento, Consiglio Regionale della Toscana, Enti locali
Agorà da cui è emersa la proposta:
Partito, Partiti. Un'analisi critica e proposte di riforma
In un'epoca storica come quella che stiamo vivendo, segnata dall'emergenza sanitaria e dalle sue conseguenze, che hanno aggravato la crisi economica e sociale già in atto, è necessario riorganizzare il campo largo della Sinistra, a partire dalla sua forza più significativa: il Partito Democratico.
Che deve individuare nuove formule organizzative che si traducano nella capacità di fornire risposte alle nuove sfide che la pandemia - e non solo - ha portato in evidenza. Questa riflessione, lungi dall'essere un esercizio che guarda solo all'interno del Partito Democratico, deve e può essere finalizzato a ridefinire il profilo politico del Partito, che deve essere chiaramente progressista, e guardare a chi oggi si rifugia nell'astensionismo perché ha perso fiducia nella politica e nelle Istituzioni.
Guardare ai giovani, agli emarginati, ai nuovi e vecchi poveri, a chi fa impresa guardando non solo al proprio profitto ma al bene collettivo significa oggi iniziare un processo di cambiamento profondo del Partito Democratico, e liberarlo dalle logiche correntizie e di potentati che ne hanno gravemente segnato la vita fin dalla sua costituzione.
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1 commento
Sostengo la proposta anche se mi rendo conto delle difficoltà a realizzarla. Anzi forse per questo va sostenuta.
La struttura del partito è un tema che si intreccia con altri, specialmente quello del finanziamento, della partecipazione e della democrazia interna. Un partito strutturato (cioè con ruoli e figure stabili, che mantengano una rete di relazioni e supportino il dibattito interno) presuppone in una certa misura anche il finanziamento. Purtroppo siamo stati proprio noi a cambiare, e per coincidenza proprio con il governo Letta, una legge sul finanziamento pubblico dei partiti fatta dal governo Monti e che poteva andare anche bene. Senza finanziamento pubblico, da un lato una parte del finanziamento deriva dalle quote che gli eletti versano sul loro stipendio (come avviene per i parlamentari del PD, non so se anche per le cariche regionali ecc.), dall'altro il lavoro "quotidiano" (cioè quello che una volta facevano i funzionari, le segreterie ecc.) o viene pagato dagli eletti stessi (che assumono consulenti, aiutanti ecc.), o viene fatto sfruttando il personale delle strutture, private o pubbliche, in cui l'eletto lavorava prima o continua a lavorare anche dopo eletto.
In queste condizioni è difficile non essere un po' "schiacciati sugli amministratori" o sugli eletti.
D'altra parte, l'idea di un partito con una "struttura" cozza inevitabilmente contro un'immagine negativa, alimentata da interessate campagne mediatiche, sul "partito chiuso nelle fumose riunioni delle segreterie" e contro i "politici di professione", sicché anche riproporre oggi il finanziamento pubblico è difficile; in mancanza, però, rimane il "finanziamento privato" con tutte le sue distorsioni. A cui è seguita una specie di "privatizzazione" dei partiti stessi (non solo il nostro). Bisogna perciò pensare a forme di autofinanziamento basato principalmente sui contributi degli iscritti.
Ma allora bisognerebbe anche che la "struttura" fosse "controllata democraticamente dalla base", e qui ci sono tanti altri problemi, perché la base non è sempre adeguatamente informata per poter partecipare, è abbastanza demoralizzata, e poi molto banalmente "ha già il suo lavoro" e ha poco tempo.
Se non si tratta di ritornare alla forma partito del secolo scorso, si tratta di "coinvolgere la base", in forme che dobbiamo ancora probabilmente scoprire. Io credo molto in questa forma di partecipazione delle agorà, che se da un lato dovrebbero diventare un'iniziativa permanente del PD, dall'altro sono necessariamente "sperimentali", e dobbiamo continuare la sperimentazione. Alcune caratteristiche delle agorà sono sicuramente positive: si viene coinvolti ("tutti/e devono poter intervenire" e, di fatto, intervengono) e responsabilizzati (si votano le proposte), e si deve imparare a fare "mediazione" (si deve cercare di convincere). Col tempo forse emergeranno anche limiti, che andranno corretti; ma per ora siamo sulla buona strada, continuiamo così. Ciao e grazie
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