
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Ripensare il ruolo dei docenti
- Descrizione dettagliata
- Chiediamo che il PD si impegni ad aprire un'ampia riflessione sul ruolo dei docenti nella scuola del futuro, che parta dal principio che gli studenti debbano essere al centro della progettazione della scuola e che includa questi punti:
-La formazione dei docenti è fondamentale nel determinare la qualità della scuola. Per dare ai docenti gli strumenti metodologici adeguati è necessario sia stabilire in modo coerente i requisiti per la formazione iniziale dei docenti, sia rafforzare la formazione continua.
-Perché tutti gli alunni godano delle stesse opportunità, è necessario ripensare e rafforzare la valutazione di tutte le figure professionali all'interno della scuola, docenti, dirigenti e personale amministrativo.
-Per garantire ai docenti possibilità di crescita professionale, è necessario ampliare le possibilità di carriera per gli insegnanti, con figure di insegnante senior a cui accedere per titoli e per esperienza. Ad esempio, attualmente i dirigenti devono delegare molte funzioni ad altri docenti (staff), ma per questi ruoli non c'è un'opportunità di carriera oltre agli scatti di anzianità. Ciò rende questo tipo di ruoli, cruciali per il buon funzionamento della scuola, poco attrattivi.
-Perché le aree interne godano di una scuola di qualità tanto quanto le città e per garantire la continuità didattica agli studenti delle aree interne, bisogna fare in modo che gli insegnanti vogliano insegnare - e rimanere - in quelle zone. È necessario riconoscere che servono adeguati incentivi economici e professionali per supportare i grandi adattamenti nello stile di vita degli insegnanti che lavorano nelle aree interne.
La gestione di questi aspetti della scuola deve basarsi su dati, in modo da superare pregiudizi ideologici e prendere le decisioni basata su una visione concreta. Chiediamo che venga istituita una banca dati che raccolga in modo efficace i dati provenienti dalle scuole, in modo che l'analisi della situazione scolastica italiana non venga solo da fondazioni private. - Quale problema vuole affrontare questa proposta?
- Ripensare e rafforzare il ruolo del docente e le sue competenze metodologiche per migliorare la scuola italiana.
- Quali sono le persone, le realtà, le Associazioni, le istituzioni da coinvolgere?
- Primo fra tutti il Partito Democratico, affinché costruisca una propria visione per la scuola italiana del futuro.
Agorà da cui è emersa la proposta:
La scuola e il PNRR, i mattoni del nostro futuro
Il PNRR può permettere di cambiare la visione dell'Italia sulla scuola, uscendo da quel tradizionalismo che la sta facendo diventare un problema e non un'opportunità. Il raccordo con il territorio, la lotta alle povertà educative e al disagio sociale devono fare il paio con politiche di inclusione e di valorizzazione delle potenzialità degli studenti, dentro strutture rinnovate e al passo con i tempi che permettano quel salto di qualità formativo di cui abbiamo bisogno. Nella pratica, come possiamo promuovere questa nuova visione della scuola? Ad esempio, come rafforzare il legame tra scuola e territorio? E come rafforzare i meccanismi della progettazione didattica, che rende le scuole dinamiche e le supporta nel proprio sviluppo? Ci sono dei nodi preliminari da sciogliere che si possono riassumere in tre punti: 1. Il patrimonio edilizio scolastico attuale non può reggere alle esigenze della nuova didattica direttamente messa in competizione con tutta l'area OCSE e quindi anche con le edilizie scolastiche plurifunzionali degli altri paesi, per cui è necessario agire con interventi edilizi radicali. 2. La transizione ecologica a scuola passa per una diversa organizzazione che tocca la mobilità, il risparmio energetico, l'introduzione di nuove modalità didattiche che abbiano lo sfondo scientifico come necessario. 3. La lotta alle povertà educative, all'emarginazione della disabilità, alla dispersione richiedono nuove e diverse metodologie didattiche e progettuali che richiedono una revisione della funzione docente e della progettualità delle scuole.
Organizzazione: PD di Udine e PD USA
Elenco dei sostenitori
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4 commenti
Conversazioni con Alessandro. D.Risi
La questione della crescita professionale degli insegnanti mi sembra fondamentale. Bisogna però ripartire per affrontare questo problema dalla Costituzione e dal principio della Libertà di insegnamento: "L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento". Da questo principio mi sembra che discenda con chiarezza come la carriera dell'insegnante non deve essere legata solo a meccanismi automatici come l'anzianità.. La professionalizzazione è l'unico modo per garantire la libertà di insegnamento e la capacità della scuola di fornire risposte alla società e ai suoi bisogni più articolati, come quelle per esempio anche delle aree interne del paese. Come pensare questa professionalizzazione necessaria? Intanto ogni insegnante dovrebbe avere un curriculum con il suo percorso professionale e di lavoro. Poi introdurre percorsi di formazione e selezione tramite concorsi che prevedano una valutazione del curriculum stesso che non deve essere arbitrario, ma collegato con le esigenze della scuola. Il curriculum dovrebbe essere trasversale e riguardare anche abilità diverse dal semplice insegnamento relativo all'abiltazione all'insegnamento in generale. Esso dovrebbe riguardare per esempio le capacità informatiche e competenze per delle didattiche specifiche relative a tecniche innovative di insegnamento . Sulla base di questo curriculum trasversale, ogni insegnante potrebbe lavorare su progetti su più istituti in relazione a queste competenze riconosciute. Ogni istituto promuove progetti anche complessi, che necessitano spesso di competenze non presenti nell'istituto stesso e quindi avvalersi di insegnanti professionisti in questi ambiti sarebbe utile
La questione della crescita degli insegnanti e della ricerca di strade per delineare una carriera pure per loro mi interessa molto.
Sono convinta che bisognerebbe affrettarsi a mettere all'ordine del giorno una valutazione in positivo seria ed efficace, non certo quella della "buona scuola", tutta chiusa e gerarchica. Sarebbe utile riprendere alcune idee sulla struttura del concorso per insegnanti in servizio, proposto più di vent'anni fa dal ministro dell'istruzione Luigi Berlinguer, che suscitò reazioni avverse da parte della maggioranza dei docenti: lo spirito corporativo, molto cresciuto in quegli anni, non consentiva neppure all'insegnante che avesse qualcosa da proporre, nella metodologia, nella scelta dei contenuti ecc., e desiderasse che il suo lavoro fosse riconosciuto, di poterlo ottenere. Il "siamo tutti uguali" perché tutti abbiamo preso una laurea e sostenuto un concorso era la canzone corporativa, che non permetteva che la categoria si articolasse e differenziasse al suo interno. Due dovrebbero essere gli aspetti basilari di questa valutazione: La VOLONTARIETÀ: dovrebbe essere l'insegnante a decidere di presentarsi al concorso, in un periodo a lui propizio, perché sia riconosciuto il suo lavoro. Ovviamente potrebbe anche non presentarsi mai; le COMMISSIONI ESTERNE, che non siano espressioni dello stesso istituto in cui insegna il candidato, per ovvie ragioni. La proposta di valutazione degli insegnanti dovrebbe essere ricca di contenuti: preparazione specifica, lavoro nelle classi con relativa documentazione, letture e studio personali, ecc.; e dovrebbe contare anche la valutazione data dagli alunni sull'esperienza scolastica, nelle differenti discipline. Una riforma che proponesse questo dovrebbe rendere certo per chi non non si fosse sentito di fare il concorso, magari per la nascita di un figlio, di poterlo sostenere in seguito; e a chi non superasse il concorso, di poterlo sostenere di nuovo dopo alcuni anni. Questo meccanismo di autovalutazione forse renderebbe il concorso sostenibile per lo Stato e molto produttivo per la scuola. L'insegnante che passasse bene il concorso dovrebbe avere, oltre che un avanzamento economico, anche la possibilità di far conoscere, discutere, generalizzare le sue idee ed esperienze. L'insegnamento non è solo applicazione di contenuti e di metodi dati; può diventare anche ricerca seria, in cui hanno un ruolo fondamentale la preparazione e l'immaginazione.
La sintesi che ho letto delle proposte è ben fatta, ma enuncia alcure cose da fare senza dire come farle. Insisto solo su un punto: la VALUTAZIONE DEI DOCENTI sollecitata da loro stessi VOLONTARIETÂ da quelli che si sentono pronti a presentarsi a una COMMISSIONE ESTERNA. Da quando i ragazzi hanno una certa età devono poter valutare l'insegnamento e queste valutazioni devono essere uno spicchio della valutazione generale dell'insegnante.
Bisogna smetterla di parlare di meritocrazia in relazione a ragazzini e trascurare questo principio quando deve giustamenta applicarsi a persone adulte che esercitino una professione.
La valutazione degli insegnanti non è cosa semplice. Sono d'accordo che ci debba essere una commissione esterna per una valutazione finale, ma anche gli alunni devono poter dire la loro, insegnando a loro, prima, di essere il più possibile imparziali e onesti. Ricordo un professore 40anni fa, che a fine lezione, gli ultimi 10 minuti, consegnava ad ogni alunno un foglio protocollo su cui c'erano non più di 3-4 domande. Dall'analisi delle risposte capiva se i suoi alunni avevano capito la lezione oppure no, nel caso negativo la lezione successiva riprendeva gli argomenti più incompresi. Comunque per le valutazioni degli insegnanti da parte degli alunni ci sono da anni metodologie consolidate di test a risposta chiusa nei quali praticamente non è possibile essere bugiardi.
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