
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Un Partito Democratico più forte per un'Italia più forte. Rilanciare identità e vocazione maggioritaria
Approvata
- Descrizione
- Il Partito Democratico è inchiodato da anni a percentuali di consenso molto deludenti, di poco superiori a quelle dei soli Democratici di sinistra nelle loro ultime politiche (voto Camera 2006). Nonostante esista ormai un notevole voto d'opinione, che fluttua in modo pragmatico tra le offerte politiche, negli ultimi anni il partito non è riuscito ad intercettare neanche una piccola parte di questi flussi. Il Partito Democratico ha perso molti voti a favore dei Cinque Stelle (elezioni 2013 e 2018), senza intercettare neanche un voto dall'enorme serbatoio delle astensioni di quegli anni. Successivamente quei voti sono andati dai Cinque Stelle altrove. Non sorprende perciò che il Partito Democratico si trovi sideralmente lontano dai livelli di consenso dei suoi esordi (33%., ospitando in lista alcuni radicali). Il progetto del Partito Democratico è a rischio. Preoccupa, a fronte di un'immagine di partito affidabile e della responsabilità, la sua difficoltà ad essere popolare e a conquistare fasce di elettori nuovi o anche sono mantenere l'elettorato storico dei partiti che lo hanno fondato. E' un partito che conta su un voto anagraficamente sempre più "anziano" e sempre più arroccato nelle zone più benestanti dei centri urbani. L'attrattiva sui giovani, come sulle fasce deboli della società, è minima.
Se si condivide questa analisi, bisogna necessariamente ripartire dall'identità del partito. Preoccupato finora della governabilità del sistema e di tenere le destra lontano dal governo a qualunque costo, il PD ha sacrificato a questi fini la ricerca di un profilo identitario. In sostanza abbiamo cercato un voto "anti e non "per". Dobbiamo tornare a parlare agli italiani, chiarire innanzitutto a noi stessi chi e cosa siamo, a partire dai nostri valori per terminare con le nostre proposte concrete, che devono essere chiare e nette. E' difficile che il cittadino riconduca al Partito Democratico una qualsiasi idea sostenuta con forza, forse a parte qualche impegno su alcuni diritti civili. Può dirsi ancora quello che nel 2009 Franceschini, allora reggente, con grande onestà affermava: "chi vota per noi oggi non sa cosa vota". Inutile convincerci di essere migliori della destra. Bisogna convincerne gli elettori. Vi sono ragioni politiche e istituzionali che hanno condotto a questo stallo del profilo identitario e dell'agenda, e si tengono insieme. Il fattore istituzionale ha avuto un peso importante ed è su questo che si appunta la proposta. Buone scelte istituzionale favoriscono la messa a punto di una buona cultura politica. Finora è stata prediletta la strategia delle coalizioni pre-elettorali, sconosciute negli altri sistemi parlamentari, pur di vincere le elezioni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, senza voler negare i risultati, a volte storici, colti (per tutti l'ingresso nell'euro). Il centro-sinistra governava tra molte contraddizioni e si (stra)perdevano le elezioni. Centro-sinistra e centro-destra perdevano entrambe la sfida del governo del paese, ma nell'alternarsi fin troppo meccanico va ricordato che le vittorie del centro-destra sono state sempre più nette e tonde. Il centro-sinistra si è accontentato di far fruttare la sua maggiore esperienza politico-parlamentare per creare maggioranze parlamentari idonee a far nascere governi (come nel caso del governo Dini e del governo con i Cinque Stelle, succeduto ad un governo di questi ultimi con la Lega; va anche ricordato che il governo Letta era inizialmente appoggiato anche da Forza Italia ma il Pd seppe poi far fruttare quella legislatura arrivando ad un governo Renzi, con una base parlamentare più definita). L'Italia è ad un punto di svolta e non basta più.
Il Partito Democratico è nato per rivitalizzare il sistema politico ed esserne un architrave. E' nato per essere un grande partito popolare e per contrastare il populismo. Non per prevalere, quando gli riesce, con giochi parlamentari e operazioni politiciste. Bisogna tornare a parlare agli elettori, i nostri ex elettori e gli elettori potenziali, e non al ceto politico. Bisogna smetterla di preoccuparsi anche dei problemi degli altri soggetti politici nel timore che diversamente non si crei una aggregazione competitiva. Il centro-sinistra rischia, sì, di non essere competitivo ma in primo luogo perchè il Partito Democratico non riesce ad essere una forza aggregante (la cd. vocazione maggioritaria) ed è molto sotto i suoi livelli potenziali. Ciò dipende, come si è visto, da precise strategie istituzionali che hanno contribuito a indebolire la forza innovativa del progetto, perchè quando si antepone ad ogni altro interesse la coalizione giocoforza recede il progetto di un grande partito. Lo spiega bene la scienza politica, nello studio dell'agire strategico. Finchè si darà l'aggio agli elettori di compiere una diversificazione del voto all'interno di una coalizione, il PD resterà lì come garanzia di fondo per ogni elettore progressista ma il voto prenderà la strada di politiche più nette, vuoi di taglio radicale, o assistenzialistico, o liberale e così via. L'elettore mette in atto un comportamento strategico, che indebolisce il Partito Democratico. Perchè non è sufficientemente incentivato a votarci.
C'è un problema anche di agenda, che è in parte frutto di questo approccio istituzionale. Cosa è oggi il Partito Democratico? Il partito dei diritti e dei doveri costituzionali, certo. Ma dov'è la nostra agenda sociale, capace di parlare all'intero paese? Il nostro "interclassismo" trova estrema difficoltà ad essere declinato in proposte comprensibili e attraenti, di netto taglio riformatore. Dove sono le proposte popolari che fanno da contraltare alle proposte populiste di quota 100 e del reddito di cittadinanza così come è congegnato? Occorre proporre una visione globale di società, con proposte sui diritti economici e sociali altrettanto caratterizzate di quelle sui diritti civili. E' del tutto evidente che la messa a punto di un'agenda adeguata ad una sinistra europea sarebbe agevolata dalla scelta di affrontare le elezioni facendo affidamento su un profilo identitario netto di partito che dispensa opportunità e si prende cura dei rischi della società di oggi. E' sbagliato, invece, andare a cercare punti di mediazione con altri partiti già prima delle elezioni. Anche perchè quei partiti hanno, comprensibilmente, un approccio diverso e competitivo. E' sbagliato sprecare energie defatiganti per un programma elettorale di coalizione e per pre-designare un possibile Presidente del Consiglio.
Come nei sistemi parlamentari europei, prima delle elezioni indicheremo le nostre compatibilità di massima e chiederemo il voto degli italiani sul nostro programma. Più avremo un profilo netto e chiaro, più gli elettori ci premieranno. A quel punto cercheremo di far pesare i nostri voti in parlamento. Una decisione di questo tipo probabilmente produrrà effetti anche sul versante del centro-destra, tenuto insieme solo da ragioni uguali e speculari, ma ricco di contraddizioni. Facilmente si metterebbe in opera una strategia imitativa. Nessun partito sano rinuncia volentieri alla propria sovranità se non è necessario. Conosciamo l'obiezione. Allora bisogna ricordare, nei giorni delle elezioni tedesche, che in Germania esistono eccome i collegi uninominali, ma questi non portano a fare ammucchiate per aggiudicarseli. L'elettore sarebbe sconcertato dal fatto di non trovare il candidato del proprio partito, anche quando difficilmente vincente. Noi peraltro siamo un grande partito, con margini importanti di crescita, a condizione di tornare ad incamminarci sulla via che abbiamo smarrito dopo il Lingotto.
Non mancherebbero anche gli effetti sistemici positivi. La campagna elettorale sarà allo stesso tempo più interessante, meno violenta e più centrata su temi caratterizzanti dei singoli partiti ma non per questo divisivi. Vi sarebbe un continuum destra-sinistra senza muri. Sono le coalizioni pre-elettorali che mirano necessariamente a differenziarsi dagli avversari con le proposte più divisive. In elezioni dove si va con la propria identità la formazione di una vera e seria agenda, netta e riconoscibile, è favorita, evidentemente. Il Partito Democratico darebbe allora un contributo anche per stabilizzazione di un sistema che dopo il 2012 non ha più ritrovato un equilibrio.
Diciamo la verità. Ci stiamo incamminando per l'ennesima volta verso desistenze con "alleati" e coalizioni-carrozzoni che non solo rappresentano una ricetta già fallita (1994-2013), ma che hanno insterilito il progetto del Partito Democratico. E' uno scenario che peraltro, da partito responsabile, non possiamo permetterci nelle condizioni in cui si trova il Paese. La proposta qui indicata avrebbe il pregio di non dover indicare potenziali designati alla Presidenza del Consiglio, con tutte le complicazioni che ne deriverebbero. Darebbe serenità al quadro politico. Innesterebbe probabilmente dei cambiamenti imitativi nel campo del centro-destra. Sdrammatizzerebbe il convitato di pietra, che già pesa molto oggi, sull'esito delle prossime elezioni che per inciso allo stato ci vedono ben lontani dell'essere competitivi.
Cambiamo schema, approfittando dall'esistenza del governo Draghi.
Il Partito Democratico lavori a partire da queste Agorà per un'agenda politica e sociale da presentare agli elettori. Metta al servizio del Paese le sue idee, le sue competenze, i suoi valori, la sua classe dirigente e chieda agli italiani un voto al PD per un'Italia più giusta, più ricca di opportunità, più unità, più solidale. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo all'Italia. - Tipo
- Online
- Nome del luogo o link se online o ibrida
- Pagina facebook Demonline https://www.facebook.com/demonline.campania Il link sarà generato nei giorni precedenti l'evento su piattaforma Meet con trasmissione in diretta streaming
- Eventuali ulteriori informazioni sul luogo
- Demonline è un circolo telematico del Partito Democratico, il cui segretario è l'avv. Luigi Razzano. E' composta da iscritti e non iscritti al partito, in ragione della sua duplice veste di circolo Pd e di associazione culturale.
- Data dell'Agorà
- 17/11/2021
- Orario di inizio
- 18:00
- Orario di fine
- 20.30
- Numero massimo di partecipanti
- 150
- Dichiaro di aver scaricato e letto con attenzione le indicazioni contenute nel manuale su come facilitare un’Agorà
- Sì
Elenco dei sostenitori
e altre 24 persone
(Vedi altro)
(vedi meno)
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14 commenti
Conversazioni con FURIO CECCHETTI
Tutta la storia del movimento operaio (o dell’insieme delle forze che hanno lottato per unire libertà ed eguaglianza), insegna che senza una buona analisi è difficile elaborare una buona linea politica.
Per una ragione quasi banale: se non studi la realtà, le sue contraddizioni, agendo sulle quali, si possono far diventare tendenze subordinate tendenze egemoni, rischi di allontanarti dai processi reali e trasformare la politica in un contrasto astratto tra intelligenti e stupidi, lungimiranti e miopi, altruisti ed egoisti, professionisti e dilettanti, idealisti senza potere e potenti senza ideali, ecc. Si rischia di cadere in una sorta di moralismo parareligioso (quelli che ascoltano la voce di dio e quelli che ascoltano la voce del diavolo).
Qui sarebbe complicato approfondire, ma ipotizzo che il tema del rapporto tra democrazia e capitalismo, negli Stati e nel mondo, sia il tema decisivo, che può indicarci su quali elementi dei processi reali si può far leva, per agevolare un processo di trasformazione, in grado di salvaguardare l’ambiente, produrre e distribuire il necessario, consentendo una vita dignitosa a tutti.
Il fatto che una comunità di 60 milioni di abitanti, come l’Italia, risulti quasi impotente nei confronti di una singola azienda che vuole delocalizzare (Gianetti, Gkn, ecc.), dimostra che la volontà democratica in un singolo Stato non riesce a prevalere su una logica capitalista a livello mondiale.
Naturalmente anche i partiti possono agire in modo efficace o inefficace in molti settori (quale organizzazione, quale legge elettorale, quale finanziamento, quali proposte nei molti settori che la politica di tutti i giorni ti pone di fronte), però tutti questi obiettivi, per non essere astratti, devono essere orientati a un “per quale fine, per quale risultato?” e senza un’analisi rischi di perseguire obiettivi impossibili o molto sotto la reale possibilità.
Come si dice che la specie umana abiti una sola Terra, ma viva in mondi separati, per analogia si potrebbe dire che gli iscritti abitano uno stesso Partito, ma vivono in mondi culturali diversi. Nella degenerazione correntizia, certamente ci sono anche mere ambizioni per incrementare il proprio potere contrattuale, ma al fondo ipotizzo via sia stata e continua a esserci, una carenza di analisi della realtà, l’assenza di un pensiero egemonico in grado da fare da collante.
Il mitico PCI non era unito perché molto disciplinato, ma disciplinato perché vi era una visione di fondo che rendeva possibile la disciplina.
Senza tale sforzo di analisi, magari allargato a un campo più largo del PD, che considero l’obiettivo prioritario, temo che ogni proposta sia letta, dalle varie componenti, in funzione della rispettiva “cultura” e non per l’utilità generale.
Reichlin diceva che l’identità di un Partito è nella sua funzione nazionale (ed era implicito anche europea); ma come individui tale funzione senza un’analisi e una visione internazionalista?
Grazie Furio per la tua impegnativa analisi. Torniamo a parlare di politica in modo colto e nobile. Ho trattato alcune delle questioni di cui parli in due articoli su HuffingtonPost, che qui ti mi permetto di segnalarti, se vuoi.
Nel primo denunciavo che la sinistra non è più internazionalista. Sostanzialmente siamo diventati sovranisti, anche se non c'è più il patto nazionale social-democratico (il welfare storico). Una nemesi della missione storica che è classista, quindi internazionalista per definizione. Non c'è più la classe, ma andrebbe mantenuto l'internazionalismo, a favore dei deboli dovunque siano.
https://www.huffingtonpost.it/entry/vaccini-solo-ai-ricchi_it_60055aeec5b6efae62fa1d6b
Ho trattato il punto finale, il partito nazionale e Reichlin, sia pure un pò di traverso, contestando l'assenza nel Pd attuale di una piattaforma sociale complessiva, un progetto di società, in nome di un approccio liberal (o da partito radicale di massa) che non mi convince.
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-pd-e-i-diritti-dopo-le-parole-di-romano-prodi_it_6142ef0fe4b0d808bf24bdb6
Ti ringrazio, e doppiamente se vorrai essere parte attiva dell'Agorà. Cordiali saluti, compagno (se è ancora lecito dirlo)
Caro compagno Marco, ho una storia che mi rende piacevole anche il suono della parola compagno.
Però nel Pd sono confluite tradizioni politiche che quella parola non utilizzavano e anche se continuo a chiamare i circoli con il termine sezione, trovo giusto che si tenti di non marcare le differenze nello stesso Partito, ma si tenti di unire quante più culture possibili, per evitare risulti vincente un centrodestra attualmente pericoloso.
Un Partito ha senso se ha un discreto consenso di massa, altrimenti si fonda una rivista; pertanto ritengo il Pd l'unica base attorno alla quale o nella quale allargare ulteriormente il consenso.
Poi le correnti ideali in uno stesso Partito sono una ricchezza, se in grado di pervenire a una più ricca sintesi e non degenerino in lotte di potere fine a se stesso.
Credo che da troppi anni sia invece assente un serio sforzo di elaborazione teorica e pur in un Partito che ha un gruppo dirigente di spessore culturale maggiore di altri, si fatica a produrre una analisi e conseguente base politico culturale unificante.
Siamo di fronte a una fase storica densa di cambiamenti che possono incidere fortemente sull'organizzazione sociale e istituzionale, in una direzione coerente con i nostri obiettivi od opposti. In queste fasi la teoria non è più una questione accademica, ma politica.
Proverò a leggere quanto contenuto nei link che mi hai indicato, per verificare quanta coincidenze trovo con quanto penso io.
Spero che gli aderenti iscritti e non iscritti raggiungono il numero sufficiente per dare corso all'agorà proposta; non ho facebook , ma se sarà possibile collegarsi ugualmente, cercherò di esserci.
Un fraterno saluto
Furio
Conversazioni con Gianfranco Pergher
Caro Marco Plutino,
nella tua analisi tu metti insieme tantissimi problemi, tanto che se ne può uscire persino disorientati (a me ha fatto questo effetto). Secondo me bisognerebbe ripartire da che idea abbiamo di partito; e riconoscere che "il progetto del Partito Democratico è a rischio" perché, in parte, non è stato impostato bene; e certi aspetti andrebbero corretti. Prendo spunto da concetti che ho sentito durante l'Agorà "Politica, Partito, Partecipazione" dello scorso 31 agosto.
Un partito è un'associazione di cittadini che si mettono insieme per affrontare problemi politici che, da soli, non riuscirebbero a risolvere. I partiti sono "di parte"; non possono pretendere di rappresentare "tutti e tutte", perché i problemi che hanno i diversi "gruppi" di popolazione sono diversi; starà poi alle istituzioni politiche, in particolare il Parlamento, mediare fra i diversi partiti ed interessi (è per questo che esistono). Insomma un partito deve scegliere "da che parte stare"; e per me il PD deve stare per il lavoro, i giovani, l'uguaglianza, l'ambiente.
Su questi temi, il PD dovrebbe puntare su poche parole chiave: Scuola, Salute, Lavoro, e PNRR. Soprattutto quest'ultimo è importante, per dare dimostrazione di "operosità", cioè di coerenza fra le parole e i fatti, fra le intenzioni e i risultati.
C'è però anche una crisi complessiva della politica: crescente disaffezione e anzi diffidenza. Questo dipende dal fatto che il cittadino pensa di non poter incidere in alcun modo. Allora bisogna ripensare la partecipazione politica.
Un partito è anche un sistema per applicare i principi della democrazia rappresentativa. Questa si basa sul rapporto fra rappresentante e rappresentato, che dovrebbe essere di continuo interscambio, confronto, condivisione: che poi genera fiducia. Il rappresentante, ad ogni livello (di circolo, assemblea ecc.) dovrebbe "rappresentare" (cioè esprimere, portare avanti) le idee, le preoccupazioni e le proposte dei rappresentati.
Questo ahimè non avviene nel PD come dovrebbe: L'iscritto ha troppo spesso la sensazione di non avere spazio per parlare, e che se parlerà non sarà ascoltato. Da cui disaffezione e disillusione (molti se ne sono andati). Invece, troppo spesso le iniziative "piovono dall'alto", e i vertici perdono la sensibilità di cosa veramente pensano i cittadini (perché tanti ex PD hanno votato M5S o Lega nel 2018?).
Il che si riflette in certi meccanismi interni: l'elezione dell'Assemblea nazionale avviene all'incontrario, si vota il segretario e quindi, con "liste bloccate", i rappresentanti (i "nominati"): con i quali la base non ha alcun rapporto. Il fatto che poi questo segretario sia anche "candidato Premier" per me è sbagliato, è una forma di "leaderismo" (influenzato anche dai progetti di presidenzialismo di Craxi e Berlusconi) che, come si è visto, semplicemente non funziona.
Un saluto
Innanzitutto grazie per l'attenzione e confido nel tuo intervento attivo. Tralasciando l'analisi, che occupa molti capoversi e su cui ovviamente si basa la parte "construens", la mia proposta è molto semplice. Propongo di non ripetere l'errore di costruire coalizioni pre-elettorali (tra l'altro perdenti), mentre è proprio in questa direzione che si sta andando. Propongo invece di puntare sull'identità del partito senza creare facili abili all'elettore, che non può diversificare il voto nell'ambito di una alleanza. Andando da soli alle elezioni anche il programma può essere formulato più liberamente perchè non c'è il timore di irritare l'alleato di turno. Massimizzare i consensi e verificare l'esistenza di maggioranze in parlamento, senza sperare di preordinarle nel giorno delle elezioni. Mi sembra una proposta chiara e lineare. Grazie ancora. Marco
Caro Marco, una domanda: all'Agorà sarà possibile partecipare (cioè fare un intervento, fare proposte, votare le proposte) o solamente assistere?
Conversazioni con mv.agora
Caro Marco, condivido con te gran parte della tua analisi e concordo anche con la necessità di rinnovare le modalità operative interne al partito dando un maggior peso al ruolo degli iscritti. Ti riporto un link dove anch'io mi sono posto la necessità di discutere il problema e uno dove abbiamo discusso e proposto una maggiore partecipazione degli iscritti.
"Se il PD fa il PD. Una proposta per recuperare fiducia"
Se il PD fa il PD. Una proposta per recuperare fiducia
"La consultazione della base per accordi elettorali, post-elettorali e sui temi etici"
La consultazione della base per accordi elettorali, post-elettorali e sui temi etici
discussi il 1 ottobre
MARCO VENDALI - Circolo Andrea del Sarto - Firenze
lette, condivido volentieri, notevole la sintonia.
Caro Marco,
Ho letto il contenuto dei link che hai indicato e con più attenzione la presentazione dell’agorà.
Sono anch’io convinto che in questa fase storica, diventi prioritario, in una visione non contingente, il problema della effettiva rappresentanza di ampi strati sociali, rispetto al problema della governabilità, anche se nei tempi brevi, può essere necessario porsi anche tale tema, per evitare che degeneri il terreno di scontro (penso sia stato giusto acconsentire al Conte II, per evitare un governo del centrodestra con il Salvini del momento).
D’altra parte, è impossibile fare politica senza tenere sempre sott’occhio i due elementi essenziali: il soggetto che fa politica e il contesto particolare in cui opera, per decidere quale azione produce il terreno più favorevole per avvicinare o allontanare l’obiettivo che ti poni. Per non stare alla cronaca, la svolta di Salerno di Togliatti a molti partigiani del PCI sarà apparsa poco rappresentativa e molto governativa. Ma ci ha salvato dallo sbocco che ebbe la Grecia.
Per tornare all’oggi, vorrei comprendere meglio, per esempio, quale legge elettorale si propone: credo che in questa fase, ad una legge di tipo maggioritario, sarebbe meglio opporre o un doppio turno (nel primo voto il partito del cuore e con una forte identità e al secondo turno il meno peggio) oppure una legge proporzionale con lo sbarramento almeno al 5%.
Il Pd può lavorare per una più netta identità economico/sociale e nello stesso tempo cercare di unire sotto uno stesso tetto i riformismi presenti nella società e recuperare anche molte astensioni.
Essendo però convinto che i Partiti svolgono sostanzialmente un ruolo da levatrici (decisivo spesso per evitare la morte del nascituro o anche della partoriente), rimango convinto che senza una analisi dei processi sociali e di quali leve esistono per mutare la realtà nella direzione voluta, si rischia di puntare troppo sul potere taumaturgico dell’ingegneria istituzionale, delle tecniche di propaganda, delle forme organizzative, ecc. che invece possono essere valutate solo sulla base delle possibilità reali, frutto di approfondite analisi.
Furio una precisazione, il ruolo dei partiti è anche quello di rappresentanza dei propri elettori e del rispetto del loro volere. In un'azione reciproca di condizionamento costruttivo e educativo. Un rapporto fortemente condizionato dall'autorevolezza e direi anche dalla credibilità del rappresentante e verso l'esterno, del partito. Io ho provato a fare una lista di eventi che in parte sono stati motivo delle mie discussioni con amici e anche personaggi occasionali, di diversa parte politica, con i quali mi capita di confrontarmi. Spesso per difendere il PD, anche se non sempre è semplice.
E' lunghetta, scusate, ma si legge velocemente (alcuni item si leggono a coppia). La riporto di seguito
Provo a fare una lista degli eventi che secondo me hanno stravolto la concezione del PD causando la sua perdita di identità, e che ritengo siano parte delle motivazioni della situazione politica attuale. Non inserirei il populismo e il sovranismo. Tra tutti i punti, almeno uno lo ritengo fortemente identitario e ne vado orgoglioso come esponente della base (a voi rilevare e identificare quale di questi)
1. Lo streaming tra Bersani e il M5S con la richiesta di partecipazione al Governo (il reggente Crini e Lezzi)
2. Il Governo con Forza Italia
3. L’abolizione dell’articolo 18 (ancora vigente) e la rottura con i sindacati
4. L’invito a non recarsi al referendum per le trivellazioni dell’allora nostro Presidente del Consiglio
5. La proposta di fedelissimi alla ceyber security nazionale, alle gestione brevetti della sapienza ecc..
6. La posizione contraria alla riduzione dei parlamentari
7. La posizione favorevole alla riduzione dei parlamentari, ma con modifiche immediate dei regolamenti, del sistema elettorale, ecc… (ancora attese)
8. La posizione contraria alla Bossi – Fini (ancora vigente)
9. La posizione contraria all’abolizione degli SPRAR (ancora vigenti)
10. La fiducia sulle Unioni Civili
11. La posizione contraria al reddito di cittadinanza, non per non dare soldi, ma perché preferibile il reddito di inclusione e la gestione della povertà tramite l’azione diretta sul territorio delle organizzazioni umanitarie: caritas, terzo settore, etc… (non soldi ma aiuti diretti distribuiti da chi conosce le situazioni locali (es. pagare le bollette a una famiglia in difficoltà, fornire viveri, pasti, supporto mensa scolastica, affitti, ecc..)
12. La posizione favorevole al reddito di cittadinanza e ai navigator (solo oggi richiesta qualche “aggiustamento”)
13. La posizione contraria a quota 100 (ricordo che veniva annunciato un moltiplicatore 1:3 – Uno in pensione e 3 nuovi assunti. Limitata a 3 anni e quindi auto-conclusasi)
14. La posizione contraria ai decreti sicurezza 1 e 2 del Governo Conte (almeno quelli. leggermente modificati)
15. La posizione favorevole a un sistema elettorale di orientamento maggioritario
16. La posizione favorevole a un sistema elettorale proporzionale
17. La posizione favorevole alla riforma della prescrizione Orlando
18. La posizione favorevole alla riforma della prescrizione Bonafede (direi forse, perché non è stata verificata a causa della caduta Governo Conte II)
19. Il finanziamento alla guardia costiera libica (ancora oggi rinnovata anche dal Governo Draghi)
20. L’interruzione degli interventi delle organizzazioni umanitarie nel Mediterraneo con vincoli stringenti per le organizzazioni
21. La paura per la “tenuta democratica nel paese” paventata a giustificazione dei punti sopra
22. La richiesta di una “discontinuità” per la formazione di un governo giallo-rosso, e quindi l’impossibilità per Conte di essere il premier
continua....
23. La formazione del Governo Conte II e l’assunzione di Conte quale massimo rappresentante del progressismo in Italia
24. La ricerca umiliante di sostenitori del Conte II per sostenere il governo. Tra i quali citerei almeno l’appoggio della Polverini e del Senatore Ciampolillo (voleva curare la xylella con sapone e oggetti magici). Il prestito di un Sanatore per raggiungere quota 10 e formare un nuovo gruppo parlamentare, in cambio dell’appoggio al Conte II.
25. La posizione Conte o Elezioni
26. La rivendicazione di “primi sostenitori” del governo Draghi.
27. La nomina di 3 Ministri uomini su 3 in quota PD nel Governo Conte II
28. La proposta di Franceschini di un personaggio della destra alla gestione dell’archivio Nazionale di Stato
29. La posizione favorevole allo ius soli (non presentato per seconda approvazione in una delle Camere. Non ricordo se mancava il Senato o la Camera dei Deputati)
30. Abbiamo sostenuto le liste bloccate perché per noi non era un problema in quanto, almeno per una larga parte degli eletti, avevamo le primarie di partito (tutti gli attuali deputati e senatori sono stati nominati direttamente senza primarie).
Analizzando questa lista, composta solo dagli eventi che ricordavo al momento, mi sembra retorico domandarsi del perché il PD ha perso consenso. Il PD non fa il PD. Naviga a vista sulla base dei sondaggi contingenti e delle convenienze del momento. Ricostruire un’identità implica mantenere la barra dritta sulla base dei nostri principi e valori e pensare di “educare” l’opinione pubblica e non di esserne travolti. Serve indicare il nostro progetto per l’Italia del futuro dei prossimi 30 anni.
A noi non serve un accordo con il M5S perché altrimenti arrivano le destre, a noi serve recuperare i voti del M5S. Serve che gli elettori del M5S tornino a votare PD e che il PD torni a essere il primo partito italiano. Per fare questo deve essere credibile e onorabile. Riacquisire la credibilità che ha perso.
Caro mv.agorà, io non difendo tutte le posizione assunte dal Pd, ma senza partire dal Pd è difficile creare un fronte in grado di rappresentare vasti strati popolari e contrastare un centrodestra come si configura attualmente.
Il rapporto tra gruppi dirigenti e base (iscritti ed elettori) è sempre un rapporto dialettico: il gruppo dirigente ha la responsabilità di analizzare la realtà, proporre indirizzi politici che realisticamente possono far avanzare la società nella direzione ritenuta più coerente con i nostri orientamenti, aprire un confronto con la base, per far diventare una linea ritenuta giusta patrimonio comune ed eventualmente correggerla o integrarla.
La base di un partito non è mai una realtà omogenea socialmente e per "preferenze" programmatiche e un mero adeguamento alla base, sarebbe una forma di populismo (se non si vuole una politica nazionale appiattita su quanto emerge dai sondaggi, non si può volere un partito che fa una politica appiattita sui sondaggi interni).
Si potrebbe riandare a Marx, ma basta in questo caso Max Weber: si deve praticare l'etica della responsabilità (quali risultati, coerenti o incoerenti con i miei obiettivi, produce la mia azione politica) e non l'etica della convinzione (quanto è coerente la mia azione politica con i miei principi). L'etica della convinzione produce le varie forme di integralismo.
In politica non esiste la controprova: se una politica fallisce, non è la dimostrazione che la politica che si contrapponeva avrebbe prodotto risultati migliori. L'unico strumento è un confronto di analisi, di ragionamenti, di possibili impatti tra persone serie e di tensione all'unità d'azione.
Poi dato che la politica opera sempre in carenza di completa informazione, un elemento di rischio esiste sempre.
Stiamo confrontando ipotesi di migliori azioni, non certezze; alla verifica pratica, bisogna sostituire la forza delle argomentazioni e dei dati.
Credo sia molto importante ragionare sull’identità del partito democratico, visto che subito dopo il primo turno delle elezioni amministrative vi sono state opinioni e posizioni, in ambito politico e giornalistico, relative alle prospettive di alleanze anche di carattere strategico. La perorazione di alleanze quanto più ampie possibile, senza aver prima delineato una propria piattaforma programmatica, rischia di riprodurre situazioni già vissute di schieramenti ampi ma con scarsa identità politica. L’idea di queste agorà democratiche, da questo punto di vista, mi sembra molto interessante per tornare a discutere dell’identità del partito democratico. Mi sono registrato nella giornata odierna, mi scuso per la sintesi di questo primo commento ma sono nella fase di orientamento all’interno dei meccanismi di funzionamento di questa piattaforma. Condivido pienamente, ad ogni modo, il tema da voi proposto
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