
Agorà Democratiche
AGORÀ DEMOCRATICHE
Un Partito Democratico più forte per un'Italia più forte. Rilanciare identità e vocazione maggioritaria
Approvata
- Descrizione
- Il Partito Democratico è inchiodato da anni a percentuali di consenso molto deludenti, di poco superiori a quelle dei soli Democratici di sinistra nelle loro ultime politiche (voto Camera 2006). Nonostante esista ormai un notevole voto d'opinione, che fluttua in modo pragmatico tra le offerte politiche, negli ultimi anni il partito non è riuscito ad intercettare neanche una piccola parte di questi flussi. Il Partito Democratico ha perso molti voti a favore dei Cinque Stelle (elezioni 2013 e 2018), senza intercettare neanche un voto dall'enorme serbatoio delle astensioni di quegli anni. Successivamente quei voti sono andati dai Cinque Stelle altrove. Non sorprende perciò che il Partito Democratico si trovi sideralmente lontano dai livelli di consenso dei suoi esordi (33%., ospitando in lista alcuni radicali). Il progetto del Partito Democratico è a rischio. Preoccupa, a fronte di un'immagine di partito affidabile e della responsabilità, la sua difficoltà ad essere popolare e a conquistare fasce di elettori nuovi o anche sono mantenere l'elettorato storico dei partiti che lo hanno fondato. E' un partito che conta su un voto anagraficamente sempre più "anziano" e sempre più arroccato nelle zone più benestanti dei centri urbani. L'attrattiva sui giovani, come sulle fasce deboli della società, è minima.
Se si condivide questa analisi, bisogna necessariamente ripartire dall'identità del partito. Preoccupato finora della governabilità del sistema e di tenere le destra lontano dal governo a qualunque costo, il PD ha sacrificato a questi fini la ricerca di un profilo identitario. In sostanza abbiamo cercato un voto "anti e non "per". Dobbiamo tornare a parlare agli italiani, chiarire innanzitutto a noi stessi chi e cosa siamo, a partire dai nostri valori per terminare con le nostre proposte concrete, che devono essere chiare e nette. E' difficile che il cittadino riconduca al Partito Democratico una qualsiasi idea sostenuta con forza, forse a parte qualche impegno su alcuni diritti civili. Può dirsi ancora quello che nel 2009 Franceschini, allora reggente, con grande onestà affermava: "chi vota per noi oggi non sa cosa vota". Inutile convincerci di essere migliori della destra. Bisogna convincerne gli elettori. Vi sono ragioni politiche e istituzionali che hanno condotto a questo stallo del profilo identitario e dell'agenda, e si tengono insieme. Il fattore istituzionale ha avuto un peso importante ed è su questo che si appunta la proposta. Buone scelte istituzionale favoriscono la messa a punto di una buona cultura politica. Finora è stata prediletta la strategia delle coalizioni pre-elettorali, sconosciute negli altri sistemi parlamentari, pur di vincere le elezioni. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, senza voler negare i risultati, a volte storici, colti (per tutti l'ingresso nell'euro). Il centro-sinistra governava tra molte contraddizioni e si (stra)perdevano le elezioni. Centro-sinistra e centro-destra perdevano entrambe la sfida del governo del paese, ma nell'alternarsi fin troppo meccanico va ricordato che le vittorie del centro-destra sono state sempre più nette e tonde. Il centro-sinistra si è accontentato di far fruttare la sua maggiore esperienza politico-parlamentare per creare maggioranze parlamentari idonee a far nascere governi (come nel caso del governo Dini e del governo con i Cinque Stelle, succeduto ad un governo di questi ultimi con la Lega; va anche ricordato che il governo Letta era inizialmente appoggiato anche da Forza Italia ma il Pd seppe poi far fruttare quella legislatura arrivando ad un governo Renzi, con una base parlamentare più definita). L'Italia è ad un punto di svolta e non basta più.
Il Partito Democratico è nato per rivitalizzare il sistema politico ed esserne un architrave. E' nato per essere un grande partito popolare e per contrastare il populismo. Non per prevalere, quando gli riesce, con giochi parlamentari e operazioni politiciste. Bisogna tornare a parlare agli elettori, i nostri ex elettori e gli elettori potenziali, e non al ceto politico. Bisogna smetterla di preoccuparsi anche dei problemi degli altri soggetti politici nel timore che diversamente non si crei una aggregazione competitiva. Il centro-sinistra rischia, sì, di non essere competitivo ma in primo luogo perchè il Partito Democratico non riesce ad essere una forza aggregante (la cd. vocazione maggioritaria) ed è molto sotto i suoi livelli potenziali. Ciò dipende, come si è visto, da precise strategie istituzionali che hanno contribuito a indebolire la forza innovativa del progetto, perchè quando si antepone ad ogni altro interesse la coalizione giocoforza recede il progetto di un grande partito. Lo spiega bene la scienza politica, nello studio dell'agire strategico. Finchè si darà l'aggio agli elettori di compiere una diversificazione del voto all'interno di una coalizione, il PD resterà lì come garanzia di fondo per ogni elettore progressista ma il voto prenderà la strada di politiche più nette, vuoi di taglio radicale, o assistenzialistico, o liberale e così via. L'elettore mette in atto un comportamento strategico, che indebolisce il Partito Democratico. Perchè non è sufficientemente incentivato a votarci.
C'è un problema anche di agenda, che è in parte frutto di questo approccio istituzionale. Cosa è oggi il Partito Democratico? Il partito dei diritti e dei doveri costituzionali, certo. Ma dov'è la nostra agenda sociale, capace di parlare all'intero paese? Il nostro "interclassismo" trova estrema difficoltà ad essere declinato in proposte comprensibili e attraenti, di netto taglio riformatore. Dove sono le proposte popolari che fanno da contraltare alle proposte populiste di quota 100 e del reddito di cittadinanza così come è congegnato? Occorre proporre una visione globale di società, con proposte sui diritti economici e sociali altrettanto caratterizzate di quelle sui diritti civili. E' del tutto evidente che la messa a punto di un'agenda adeguata ad una sinistra europea sarebbe agevolata dalla scelta di affrontare le elezioni facendo affidamento su un profilo identitario netto di partito che dispensa opportunità e si prende cura dei rischi della società di oggi. E' sbagliato, invece, andare a cercare punti di mediazione con altri partiti già prima delle elezioni. Anche perchè quei partiti hanno, comprensibilmente, un approccio diverso e competitivo. E' sbagliato sprecare energie defatiganti per un programma elettorale di coalizione e per pre-designare un possibile Presidente del Consiglio.
Come nei sistemi parlamentari europei, prima delle elezioni indicheremo le nostre compatibilità di massima e chiederemo il voto degli italiani sul nostro programma. Più avremo un profilo netto e chiaro, più gli elettori ci premieranno. A quel punto cercheremo di far pesare i nostri voti in parlamento. Una decisione di questo tipo probabilmente produrrà effetti anche sul versante del centro-destra, tenuto insieme solo da ragioni uguali e speculari, ma ricco di contraddizioni. Facilmente si metterebbe in opera una strategia imitativa. Nessun partito sano rinuncia volentieri alla propria sovranità se non è necessario. Conosciamo l'obiezione. Allora bisogna ricordare, nei giorni delle elezioni tedesche, che in Germania esistono eccome i collegi uninominali, ma questi non portano a fare ammucchiate per aggiudicarseli. L'elettore sarebbe sconcertato dal fatto di non trovare il candidato del proprio partito, anche quando difficilmente vincente. Noi peraltro siamo un grande partito, con margini importanti di crescita, a condizione di tornare ad incamminarci sulla via che abbiamo smarrito dopo il Lingotto.
Non mancherebbero anche gli effetti sistemici positivi. La campagna elettorale sarà allo stesso tempo più interessante, meno violenta e più centrata su temi caratterizzanti dei singoli partiti ma non per questo divisivi. Vi sarebbe un continuum destra-sinistra senza muri. Sono le coalizioni pre-elettorali che mirano necessariamente a differenziarsi dagli avversari con le proposte più divisive. In elezioni dove si va con la propria identità la formazione di una vera e seria agenda, netta e riconoscibile, è favorita, evidentemente. Il Partito Democratico darebbe allora un contributo anche per stabilizzazione di un sistema che dopo il 2012 non ha più ritrovato un equilibrio.
Diciamo la verità. Ci stiamo incamminando per l'ennesima volta verso desistenze con "alleati" e coalizioni-carrozzoni che non solo rappresentano una ricetta già fallita (1994-2013), ma che hanno insterilito il progetto del Partito Democratico. E' uno scenario che peraltro, da partito responsabile, non possiamo permetterci nelle condizioni in cui si trova il Paese. La proposta qui indicata avrebbe il pregio di non dover indicare potenziali designati alla Presidenza del Consiglio, con tutte le complicazioni che ne deriverebbero. Darebbe serenità al quadro politico. Innesterebbe probabilmente dei cambiamenti imitativi nel campo del centro-destra. Sdrammatizzerebbe il convitato di pietra, che già pesa molto oggi, sull'esito delle prossime elezioni che per inciso allo stato ci vedono ben lontani dell'essere competitivi.
Cambiamo schema, approfittando dall'esistenza del governo Draghi.
Il Partito Democratico lavori a partire da queste Agorà per un'agenda politica e sociale da presentare agli elettori. Metta al servizio del Paese le sue idee, le sue competenze, i suoi valori, la sua classe dirigente e chieda agli italiani un voto al PD per un'Italia più giusta, più ricca di opportunità, più unità, più solidale. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo all'Italia. - Tipo
- Online
- Nome del luogo o link se online o ibrida
- Pagina facebook Demonline https://www.facebook.com/demonline.campania Il link sarà generato nei giorni precedenti l'evento su piattaforma Meet con trasmissione in diretta streaming
- Eventuali ulteriori informazioni sul luogo
- Demonline è un circolo telematico del Partito Democratico, il cui segretario è l'avv. Luigi Razzano. E' composta da iscritti e non iscritti al partito, in ragione della sua duplice veste di circolo Pd e di associazione culturale.
- Data dell'Agorà
- 17/11/2021
- Orario di inizio
- 18:00
- Orario di fine
- 20.30
- Numero massimo di partecipanti
- 150
- Dichiaro di aver scaricato e letto con attenzione le indicazioni contenute nel manuale su come facilitare un’Agorà
- Sì
Elenco dei sostenitori
e altre 24 persone
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Conversazioni con FURIO CECCHETTI
Tutta la storia del movimento operaio (o dell’insieme delle forze che hanno lottato per unire libertà ed eguaglianza), insegna che senza una buona analisi è difficile elaborare una buona linea politica.
Per una ragione quasi banale: se non studi la realtà, le sue contraddizioni, agendo sulle quali, si possono far diventare tendenze subordinate tendenze egemoni, rischi di allontanarti dai processi reali e trasformare la politica in un contrasto astratto tra intelligenti e stupidi, lungimiranti e miopi, altruisti ed egoisti, professionisti e dilettanti, idealisti senza potere e potenti senza ideali, ecc. Si rischia di cadere in una sorta di moralismo parareligioso (quelli che ascoltano la voce di dio e quelli che ascoltano la voce del diavolo).
Qui sarebbe complicato approfondire, ma ipotizzo che il tema del rapporto tra democrazia e capitalismo, negli Stati e nel mondo, sia il tema decisivo, che può indicarci su quali elementi dei processi reali si può far leva, per agevolare un processo di trasformazione, in grado di salvaguardare l’ambiente, produrre e distribuire il necessario, consentendo una vita dignitosa a tutti.
Il fatto che una comunità di 60 milioni di abitanti, come l’Italia, risulti quasi impotente nei confronti di una singola azienda che vuole delocalizzare (Gianetti, Gkn, ecc.), dimostra che la volontà democratica in un singolo Stato non riesce a prevalere su una logica capitalista a livello mondiale.
Naturalmente anche i partiti possono agire in modo efficace o inefficace in molti settori (quale organizzazione, quale legge elettorale, quale finanziamento, quali proposte nei molti settori che la politica di tutti i giorni ti pone di fronte), però tutti questi obiettivi, per non essere astratti, devono essere orientati a un “per quale fine, per quale risultato?” e senza un’analisi rischi di perseguire obiettivi impossibili o molto sotto la reale possibilità.
Come si dice che la specie umana abiti una sola Terra, ma viva in mondi separati, per analogia si potrebbe dire che gli iscritti abitano uno stesso Partito, ma vivono in mondi culturali diversi. Nella degenerazione correntizia, certamente ci sono anche mere ambizioni per incrementare il proprio potere contrattuale, ma al fondo ipotizzo via sia stata e continua a esserci, una carenza di analisi della realtà, l’assenza di un pensiero egemonico in grado da fare da collante.
Il mitico PCI non era unito perché molto disciplinato, ma disciplinato perché vi era una visione di fondo che rendeva possibile la disciplina.
Senza tale sforzo di analisi, magari allargato a un campo più largo del PD, che considero l’obiettivo prioritario, temo che ogni proposta sia letta, dalle varie componenti, in funzione della rispettiva “cultura” e non per l’utilità generale.
Reichlin diceva che l’identità di un Partito è nella sua funzione nazionale (ed era implicito anche europea); ma come individui tale funzione senza un’analisi e una visione internazionalista?
Grazie Furio per la tua impegnativa analisi. Torniamo a parlare di politica in modo colto e nobile. Ho trattato alcune delle questioni di cui parli in due articoli su HuffingtonPost, che qui ti mi permetto di segnalarti, se vuoi.
Nel primo denunciavo che la sinistra non è più internazionalista. Sostanzialmente siamo diventati sovranisti, anche se non c'è più il patto nazionale social-democratico (il welfare storico). Una nemesi della missione storica che è classista, quindi internazionalista per definizione. Non c'è più la classe, ma andrebbe mantenuto l'internazionalismo, a favore dei deboli dovunque siano.
https://www.huffingtonpost.it/entry/vaccini-solo-ai-ricchi_it_60055aeec5b6efae62fa1d6b
Ho trattato il punto finale, il partito nazionale e Reichlin, sia pure un pò di traverso, contestando l'assenza nel Pd attuale di una piattaforma sociale complessiva, un progetto di società, in nome di un approccio liberal (o da partito radicale di massa) che non mi convince.
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-pd-e-i-diritti-dopo-le-parole-di-romano-prodi_it_6142ef0fe4b0d808bf24bdb6
Ti ringrazio, e doppiamente se vorrai essere parte attiva dell'Agorà. Cordiali saluti, compagno (se è ancora lecito dirlo)
Caro compagno Marco, ho una storia che mi rende piacevole anche il suono della parola compagno.
Però nel Pd sono confluite tradizioni politiche che quella parola non utilizzavano e anche se continuo a chiamare i circoli con il termine sezione, trovo giusto che si tenti di non marcare le differenze nello stesso Partito, ma si tenti di unire quante più culture possibili, per evitare risulti vincente un centrodestra attualmente pericoloso.
Un Partito ha senso se ha un discreto consenso di massa, altrimenti si fonda una rivista; pertanto ritengo il Pd l'unica base attorno alla quale o nella quale allargare ulteriormente il consenso.
Poi le correnti ideali in uno stesso Partito sono una ricchezza, se in grado di pervenire a una più ricca sintesi e non degenerino in lotte di potere fine a se stesso.
Credo che da troppi anni sia invece assente un serio sforzo di elaborazione teorica e pur in un Partito che ha un gruppo dirigente di spessore culturale maggiore di altri, si fatica a produrre una analisi e conseguente base politico culturale unificante.
Siamo di fronte a una fase storica densa di cambiamenti che possono incidere fortemente sull'organizzazione sociale e istituzionale, in una direzione coerente con i nostri obiettivi od opposti. In queste fasi la teoria non è più una questione accademica, ma politica.
Proverò a leggere quanto contenuto nei link che mi hai indicato, per verificare quanta coincidenze trovo con quanto penso io.
Spero che gli aderenti iscritti e non iscritti raggiungono il numero sufficiente per dare corso all'agorà proposta; non ho facebook , ma se sarà possibile collegarsi ugualmente, cercherò di esserci.
Un fraterno saluto
Furio
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